Sul bunker di Hezbollah 73 tonnellate di bombe: "Morto il nuovo leader"

Raid sul sobborgo di Dahieh, a sud di Beirut: "Ucciso Hassan Safieddine"

Sul bunker di Hezbollah 73 tonnellate di bombe: "Morto il nuovo leader"
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La palla di fuoco che ha illuminato la notte di Beirut fra giovedì e venerdì è stato l'inizio di un massiccio bombardamento a Dahiyeh, sobborgo Sud della capitale e roccaforte di Hezbollah.

I caccia bombardieri israeliani hanno sganciato 73 tonnellate di esplosivo sul bunker di al-Marija, definito il «principale quartier generale dell'intelligence» dai militari dello stato ebraico. L'obiettivo era Hashem Safieddine, il successore in pectore di Hassan Nasrallah, il leader dei giannizzeri sciiti filo iraniani eliminato con un attacco dal cielo di altrettanta potenza il 27 settembre. I raid sono stati una dozzina nella stessa area e secondo fonti della sicurezza israeliane, Safieddine potrebbe essere stato ucciso durante una riunione con esponenti anziani di Hezbolalh che erano scampati alla decapitazione dei vertici lanciata dalle forze aeree con la stella di Davide. Hezbollah ha dichiarato alla testata libanese L'Orient-Le Jour di «non avere ancora alcuna informazione» sulla sorte del successore in pectore. Un copione già visto nelle ore dell'eliminazione di Nasrallah, mentre Israele ne ha ufficializzato l'uccisione.

Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno confermato che in un altro raid è stato ucciso Muhammad Rashid Skafi responsabile del sistema di comunicazione di Hezbollah. Due missili dello Stato ebraico sono piombati sul principale valico di ingresso dalla Siria al Libano. Un enorme cratere segna il punto di impatto che puntava a distruggere un tunnel lungo 3 chilometri e mezzo utilizzato per contrabbandiere armi iraniane in Libano. Il governo di Beirut smentisce, ma l'unità di Hezbollah che manteneva la via giugulare di rifornimento sarebbe la 4400 secondo l'Idf. Nel Sud le operazioni via terra continuano, ma Hezbollah ha annunciato di avere colpito con l'artiglieria le forze israeliane nell'area di Maroun al-Ras. E dei droni lanciati dall'Iraq hanno ucciso due soldati dello stato ebraico, a ridosso del confine, in territorio israeliano. Il Partito di Dio libanese ha dichiarato che 11 membri delle loro «squadre di soccorritori» sono rimasti uccisi in attacchi israeliani nel Sud del Paese ed è stata centrata un'ambulanza. Tre ospedali nel Libano meridionale sono stati costretti a chiuderete l'intensità degli attacchi. Idf sostiene di aver eliminato 250 miliziani di Hezbollah negli ultimi quattro giorni. E continuano a venire lanciati ordini di evacuazione da sempre più villaggi, 37 per ora, compresi quelli cristiani.

A Qlayaa gli abitanti si sono radunati in chiesa ed il prete sta lanciando appelli alle ambasciate per non lasciare le proprie case: «Risparmiate i nostri villaggi, qui non c'è Hezbollah».

Israele vuole che pure i caschi blu dell'Onu liberino alcune zone, ma Jean-Pierre Lacroix, a capo delle forze di pace, ha dichiarato che il contingente non si muove, compreso il migliaio di italiani nella base di Shama. Il capo di Stato maggiore delle Forze di difesa israeliane, Herzi Halevi, in visita alla 98ª e 36ª divisione, che combatte in Libano, ha ribadito: «Non permetteremo a Hezbollah di posizionarsi in questi luoghi in futuro. Continueremo a colpire duramente in tutte le aree, a Beirut, nella Valle della Beqaa e nel Sud del Libano». Secondo il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ci sono «altre sorprese in serbo» per Hezbollah decimata ai vertici.

Nel marasma della guerra la Casa Bianca sarebbe intenzionata a sfruttare il momento di debolezza dei filo iraniani per sbloccare la nomina del

capo dello Stato bloccata da due anni da Nasrallah. Il presidente libanese deve essere un cristiano e gli Usa, assieme alla Francia, puntano sul capo di stato maggiore delle forze armate libanesi, il generale Joseph Aoun.

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