Sull'sos sbarchi l'Europa dorme e si sveglia la Nato. "Pronti alla sfida dell'immigrazione"

L'Europa non c'è e la Nato è pronta a prendere il suo posto. È già successo in Ucraina. Sta succedendo di nuovo sul fronte del Mediterraneo e dei migranti

Sull'sos sbarchi l'Europa dorme e si sveglia la Nato. "Pronti alla sfida dell'immigrazione"

L'Europa non c'è e la Nato è pronta a prendere il suo posto. È già successo in Ucraina. Sta succedendo di nuovo sul fronte del Mediterraneo e dei migranti. Mentre il Consiglio Europeo sbatte le porte in faccia a Giorgia Meloni che chiedeva di dedicare una parte della riunione di oggi e domani alla questione degli sbarchi il Segretario generale della Nato Jean Stoltenberg non nasconde la propensione dell'Alleanza Atlantica a sostituirsi all'evanescente Unione Europea anche nel Mediterraneo. Anche perché l'Alleanza Atlantica a differenza di Bruxelles teme la repentina implosione di una Tunisia diventata, a causa della sua instabilità politica, il nuovo punto d'arrivo dei flussi migratori in partenza dal Sahel. «Sosteniamo l'Unione Europea nella sua azione contro l'immigrazione illegale - ha detto martedì il Segretario generale Jens Stoltenberg - e lavoriamo con partner come Mauritania e Tunisia per rafforzare la loro capacità e dunque la loro stabilità». Dunque mentre l'Europa sonnecchia la Nato guarda preoccupata a un possibile crollo dello Stato tunisino capace di mettere a rischio la sicurezza del Vecchio Continente. Ma la Nato, è pronta ad intervenire nel Mediterraneo anche per fronteggiare l' attività della Wagner, la compagnia militare privata russa presente in Cirenaica, Sudan, Mali e Centrafrica. Quella presenza preoccupa non poco un'America sempre più assente nel Continente Nero. Un continente dove le attività russe si aggiungono a quelle di una Cina trasformatasi in potenza di riferimento politico ed economico per una ventina di nazioni africane. In tutto questo l'aspetto più paradossale resta l'apatia politica di una Ue incapace di affrontare temi cruciali come il controllo dei flussi migratori e gli squilibri africani. Un'apatia ancor più clamorosa se si guarda alle proposte di Giorgia Meloni che ha evocato, sin dalla formazione del suo governo, la possibilità di resuscitare e rilanciare la missione navale Sophia per affrontare - d'intesa con l'Europa - la lotta ai trafficanti di uomini. La proposta, mai presa in considerazione da Bruxelles, sembra in linea con i progetti di una Nato pronta, fa capire Stoltenberg, a rivedere le priorità delle missioni navali attive nel Mediterraneo, per affrontare il traffico di umani e monitorare le coste africane. Valutando quest'ipotesi il segretario della Nato ha citato due missioni già operative. La prima è quella del Secondo Gruppo Marittimo Nato (SNMG2) impegnato nel controllo e nella sorveglianza dei traffici illegali nelle acque di Grecia e Turchia. Le operazioni, avviate dal febbraio del 2016, prevedono il coordinamento le forze navali di Atene ed Ankara e con Frontex, l'agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne. «Da molti anni - ha ricordato Stoltenberg - abbiamo una presenza navale nel mar Egeo per agevolare l'applicazione dell'accordo tra la Turchia e l'Unione europea sull'immigrazione illegale». Ma la missione a cui guarda la Nato per compensare l'assenza europea nel Mediterraneo si chiama Sea Guardian. Messa a punto durante il vertice Nato di Varsavia del luglio 2016 e varata alla fine di quell'anno Sea Guardian ha come teatro operativo l'intero Mediterraneo con finalità che spaziano dal contrasto al terrorismo alla lotta ai traffici illegali. Non a caso tra le sue attività rientrano sia il coordinamento con la nostra Guardia Costiera, sia con Irini, la missione europea succeduta a Sophia. Ma nell'attuale contesto operativo l'obbiettivo principale di Sea Guardian diventerebbe ovviamente il contrasto delle attività di Mosca.

«Assistiamo a un aumento della presenza russa nel Sud e in Africa, non da ultimo con il gruppo Wagner - ha detto ieri Stoltenberg ricordando che la Nato non può prendersi il lusso di concentrarsi su una sfida o un'altra, ma deve agire su tutti i problemi allo stesso tempo». Come dire «se non ci pensa l'Europa ci penseremo noi».

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