Taglio dell'Irpef e pensioni. "Giorgetti valuterà tutto"

All'esame i nodi della manovra. Si cerca la strada per ridurre le tasse. Dalla Meloni la richiesta di sfrondare la lista di 220 emendamenti

Taglio dell'Irpef e pensioni. "Giorgetti valuterà tutto"
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Un vertice di maggioranza blindato, tenuto lontano da Palazzo Chigi e che è durato diverse ore. La frase chiave è stata una: «Sfrondare i 220 emendamenti». Questo ha chiesto la premier, Giorgia Meloni, al leader della Lega Matteo Salvini, al numero uno di Forza Italia, Antonio Tajani, e di Noi Moderati, Maurizio Lupi. L'input di mantenere sobrietà nelle richieste è stato peraltro sostanziato dalla presenza del ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti. In serata, è arrivata la nota di Palazzo Chigi: «Il proficuo incontro ha riscontrato la piena condivisione di vedute a sostegno di una manovra che, in continuità con le due precedenti, guarda alle esigenze del sistema sanitario, di famiglie, lavoratori e tessuto produttivo», si legge, «è intenzione del Governo ascoltare con attenzione le proposte» del Parlamento, tenendo però in conto la tenuta dei conti pubblici «che devono ancora affrontare i gravissimi danni causati dal super bonus, che nel 2025 graverà sulle casse dello Stato più dell'intera manovra». Il vertice ha quindi dato mandato al ministro Giorgetti di valutare, «alla luce delle coperture necessarie, la praticabilità di alcune proposte di modifica condivise da tutte le forze politiche della maggioranza, in particolare relative alle forze dell'ordine, alle politiche sociali e ai settori produttivi».

La questione più grande, in termini di coperture finanziarie da trovare, è quella legata alla riduzione dal 35 al 33% della seconda aliquota dell'Irpef: questa misura, che andrebbe a impattare su quella fascia di reddito fino a 60mila euro, ha un costo stimato intorno ai 2,5 miliardi di euro. Queste risorse avrebbero dovuto arrivare dai proventi del concordato preventivo biennale, che nella prima fase ha portato nei forzieri dello Stato 1,3 miliardi di euro. Ora si tratta di andare a reperire gli altri 1,2 miliardi necessari, con il governo che ha riaperto i termini per aderire al concordato fino al 12 dicembre. Il vice ministro dell'Economia, Maurizio Leo, conta di poter espandere in modo significativo le adesioni, dal momento che uno degli aspetti più criticati della prima finestra non erano tanto le modalità, ma i tempi ristretti per aderire una volta delineato l'impianto (che è cambiato fino all'inizio di ottobre, con l'inserimento di una sanatoria fiscale per spingere le adesioni). Ieri lo stesso Tajani, aveva ostentato un certo ottimismo in un'intervista andata in onda su Rai 3, affermando che la manovra «si può aggiustare in Parlamento con l'accordo di tutte le forze di maggioranza»: in particolare, per il leader di Forza Italia «si può abbassare l'aliquota Irpef per dare un segnale al ceto medio».

Il discorso è più controverso, invece, per altre due possibili modifiche alla manovra di bilancio: ovvero la riduzione da 90 a 70 euro del canone Rai anche per il 2025 (caro alla Lega, ma inviso a Forza Italia) e un ulteriore ritocco dell'importo delle pensioni minime (particolarmente caro al partito azzurro). Sul canone la Lega ha depositato un emendamento al Dl Fiscale, ma Forza Italia continua a ripetere che l'importo attuale «non va toccato». Sulle pensioni invece sono gli azzurri a domandare, tramite una proposta di modifica alla manovra, di alzare l'importo con una revisione che lo porti dal rialzo attuale del 2,2% al 2,7%, ovvero fino a 621 euro. Per quest'ultima misura servirebbero poco più di un centinaio di milioni per arrivare a 621 euro. Più impegnativa, invece, la copertura per prorogare il taglio del canone Rai: 430 milioni.

Intanto sono 220 gli emendamenti super segnalati dai partiti di maggioranza. In questo mucchio si trova la proposta di eliminare i tetti ai contratti a termine aperti dalle pubbliche amministrazioni per il Pnrr. Ma anche l'allargamento della flat tax per gli autonomi (300 milioni) e la rateizzazione degli acconti Irpef (sempre 300 milioni).

Provando a leggere tra le righe della nota di Palazzo Chigi, sembra probabile che uno sforzo verrà fatto per escludere le forze dell'ordine dalla stretta al turnover della pubblica amministrazione. Nel range delle politiche sociali e di sostegno al tessuto produttivo potrebbero invece essere prese in considerazione proposte come l'Ires premiale, chiesta da Confindustria, e il bonus per le scuole paritarie.

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