"Tamponi da aggiornare". Ma il sistema dei controlli rischia di andare in tilt

Le linee guida del centro Ue delle malattie. Per eseguire ogni test serviranno più giorni

"Tamponi da aggiornare". Ma il sistema dei controlli rischia di andare in tilt

La variante inglese del virus scombina le carte di un sistema che, seppur scricchiolante, garantisce una mappatura giornaliera dei contagi. E rischia di far risultare obsoleti i tamponi utilizzati finora, mandando in tilt il meccanismo delle diagnosi rapide. I reagenti infatti non rilevano la mutazione genetica del Covid appena scoperta. «Per individuarla - spiega Claudio Balotta, l'infettivologa dell'ospedale Sacco che a febbraio aveva isolato il ceppo italiano del virus - bisogna fare dei passaggi in più rispetto al tampone di oggi, che richiedono due o tre giorni di tempo. Bisogna estratte l'Rna e analizzarlo, procedimento piuttosto complesso. Occorre un'analisi molecolare per rilevare la sequenza».

Il Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc), in un rapporto pubblicato sul suo sito, dà per certo che la variante isolata in Gran Bretagna era in circolazione da novembre e ipotizza una necessità, che per ora non è ancora diventata protocollo: i laboratori europei dovranno ricontrollare e aggiornare i nucleotidi usati nei vari metodi diagnostici del SarsCov2, quali i tamponi molecolari e i test antigenici rapidi. Con la terza ondata di contagi alle porte sarebbe un guaio ridisegnare il sistema diagnostico e, nella migliore delle ipotesi, vorrebbe dire raddoppiare i tempi di attesa sugli esisti dei test. Un lusso che non ci si può permettere, dopo aver vanificato la possibilità di tracciare i contagi a causa del numero abnorme di casi.

«Eppure - spiega Carlo Federico Perno, direttore del dipartimento di Microbiologia al Bambin Gesù di Roma - sarebbe utile analizzare i tamponi già fatti per verificare la portata di questa ultima variante del virus. Certo, occorrono tempo e risorse ma credo varrebbe la pena destinare più finanziamenti alla sanità e alla diagnostica del Covid».

Variante o non variante, quel che conta è sapere se una persona è contagiata o meno. I test di oggi infatti rilevano le parti più interne e stabili della cellula del Covid e non quelle più in superficie, come la «versione inglese».

«Per questo credo che sia importante capire la diffusione della variante Covid per un aspetto epidemiologico e per avere un quadro chiaro della circolazione dell'infezione. Ma al momento, ai fini della cura della singola persona, sapere se c'è la variante o meno non cambia le cose» specifica il virologo.

Certo è che se davvero questa novità equivale a dire che il virus passa di persona in persona più velocemente, le conseguenze sul sistema sanitario saranno pesanti e potrebbero rendere ancora più potente la temutissima terza ondata, confermando la necessità di nuove misure e la chiusura delle scuole anche dopo le feste.

«Sarebbe un guaio - commenta il vice presidente dei medici Fnomceo, Giovanni Leoni - Calcoliamo che già adesso molti ospedali del Nord Italia ha occupati il doppio dei letti Covid rispetto alla prima ondata e il 70% dei reparti di terapie sub intensive sono stati trasformati in reparti Covid. Un'accelerata in questo momento creerebbe seri problemi per il sistema sanitario».

Sembrano invece nulle le conseguenze della variante inglese sui

vaccini: quelli Pfizer sono in grado di combatterla. E se così non dovesse essere per tutti, si potrà riadattare la formula del vaccino in modo (e tempi) abbastanza snelli senza dover ripetere per intero la sperimentazione.

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