«Il grande abuso di carcerazione preventiva ha varie cause, ma una delle principali è l'assoluta assenza di sanzioni garantita ai magistrati responsabili degli errori». E i numeri forniti in materia da Enrico Costa, responsabile Giustizia di Azione, sono in effetti impressionanti: «Negli ultimi cinque anni sono state risarcite dallo Stato ben 4.368 persone ingiustamente arrestate e poi assolte, per una somma complessiva di 193 milioni e 543mila euro. Un numero imponente di errori, quindi».
Onorevole Costa, a fronte di tanti errori, costati cari allo Stato e quindi al contribuente italiano, quanti magistrati hanno subito qualche sanzione disciplinare?
«Pressoché nessuno: lo 0,2%. Dal 2017 al 2023 sono state avviate 87 azioni disciplinari con il seguente esito: 44 non doversi procedere, 27 assoluzioni, otto censure, un trasferimento, sette ancora in corso. I magistrati quindi non pagano praticamente mai sul piano disciplinare».
E questo a suo avviso contribuisce al sovraffollamento delle carceri?
«Certo. Un quarto dei detenuti italiani è in carcerazione preventiva: 15mila su 60mila. Se il magistrato sa che tanto non dovrà mai rendere conto dei suoi errori, è spinto ad accogliere in modo quasi notarile le richieste dei pm: 8 censure (ossia poco più di un buffetto) e un trasferimento in un lustro parlano chiaro. E spiegano lo spirito con cui si privano le persone della libertà: perché un giudice dovrebbe mettersi contro i pm, se non rischia niente se sbaglia? L'ordinanza di custodia cautelare fa andare sui giornali Pm e Gip, aiuta a celebrare le sentenze anticipate sui media, focalizzando tutto sull'inchiesta e trascurando il processo, che spesso la smonterà. Ma intanto saranno passati anni».
C'è un modo per arginare questa deriva?
«Io insisto da anni perché venga approvata una mia proposta minimale e semplicissima: ogni volta che lo Stato deve pagare per un'ingiusta detenzione, il relativo fascicolo (che oggi finisce solo al ministero dell'Economia che mette i soldi) deve andare automaticamente anche al titolare dell'azione disciplinare».
E il divieto di pubblicazione delle ordinanze cautelari, da lei sostenuto, può contribuire a sanare le distorsioni causate dal circuito mediatico-giudiziario?
«Lo capiremo quando il governo approverà il relativo decreto legislativo: mi auguro che realizzino quel che è scritto nella delega, ma non mi fido del tutto».
Teme che, dopo il can can contro la «legge-bavaglio», il testo venga annacquato?
«Mi auguro di no. Ma la maggioranza sulla giustizia è timida perché divisa, e la parte non garantista si afferma spesso. Anche sul carcere, si confonde spesso la certezza della pena con la certezza della galera. Però se scegli Carlo Nordio come Guardasigilli devi avere il coraggio di fare le riforme, e non passare il tempo a frenarlo».
E
dall'altra parte?«Nel cosiddetto campo largo del centrosinistra? Mi pare che lì l'unica cosa su cui sono tutti o quasi d'accordo è il forcaiolismo, ogni volta che c'è da eliminare un avversario per via giudiziaria».
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