
Mercato aperto? Pari e patta? Per ora, si va ai tempi supplementari. Vecchio e Nuovo mondo all'attacco sulle barriere commerciali. La proposta di portare reciprocamente a zero i dazi sui beni industriali, fatta l'altro ieri dalla presidente della Commissione europea von der Leyen, non ha sortito effetti a Washington. Sarà Giorgia Meloni a proporla nuovamente a Trump, stavolta faccia a faccia col tycoon alla Casa Bianca il 17 aprile. Nella partita dazi, l'Ue piazza intanto un «bazooka sul tavolo, ma speriamo di non doverlo usare», ha spiegato ieri un portavoce di Bruxelles. Terminologia di guerra: pronti a negoziare uniti a 27. Ma pure a reagire. Con azioni da aprile a dicembre. «Agli Usa diciamo: vogliamo parlare».
«Diversificare» è l'altro obiettivo, che ormai prescinde dalle scelte statunitensi. Ieri von der Leyen ha aggiunto nuovi tasselli al puzzle dei corteggiamenti ai mercati asiatici: India e Cina. Ma si mostrano anzitutto i muscoli all'Amministrazione americana, giocando la partita in tre fasi: contro-dazi Ue scatteranno il 15 aprile, il 16 maggio e il 1° dicembre, in risposta all'offensiva azionata a marzo da Trump su acciaio e alluminio importato negli Usa, il 25%. Tra sei giorni potrebbero scattare nuove tariffe Ue su vari prodotti in arrivo dall'America: ketchup, jeans Levi's, t-shirt, yacht e motori simbolo del Made in USA come le moto Harley Davidson. Il 25% in più e solo il alcuni casi il 10%. Valore della prima tranche punitiva: 4,5 miliardi di euro. Fuori il whisky per evitare ritorsioni sui beni europei come chiesto da Italia e Irlanda; Trump aveva minacciato fino al 200% su bollicine, vino e alcolici. Tutto, mentre si tratta.
Se il tycoon non sarà riportato a più miti consigli, a maggio l'Ue azionerà l'altro pacchetto, da 18 miliardi, che includerà dazi su diamanti, uova, noci, filo interdentale, salsicce, pollame, carte da gioco, acciaio e alluminio, tessuti, elettrodomestici come forni e stufe, plastica e quel legno pilastro dell'economia di Georgia, Virginia e Alabama. Fuori i latticini. In prospettiva, tasse sui giganti tecnologici e digitali. E, da dicembre, dogana maggiorata per la soia della Louisiana, curry, mandorle e noci. Gli sherpa Ue hanno messo nel mirino ciò che viene prodotto in Stati sensibili che hanno scelto Trump alle elezioni. Vedi i tacchini del Nebraska e del Kansas; che in Europa non vanno per la maggiore. Merce sostituibile e non di prima necessità per il Vecchio Continente, limitando così l'impatto nostrano.
La lista nera sarà votata oggi dai 27, nel comitato tecnico della Commissione; notificata entro il 15 aprile al Wto. «Il piano A è l'impegno a negoziare, il piano B è la risposta», il leit motiv. Salvo intese o ripensamenti, il calendario dei contro-dazi è pronto. Nel mezzo si dovrà decidere come rispondere ai dazi sulle auto al 25%. «L'Europa non ha mai voluto il caos», sostiene Macron, allineato a Meloni e Ursula. Si parla a 27. Con il contributo dei leader e la Commissione voce ufficiale. La Casa Bianca non sembra offrire spiragli. Bruxelles accelera, esplorando la possibilità di negoziare l'accordo di libero scambio con l'India. Un'intesa «a fasi». Dopo la visita a Delhi a febbraio di von der Leyen, l'Ue e il premier Modi hanno concordato di finalizzare il trattato entro l'anno, sulla base degli stessi patti stipulati dall'India con l'Australia, su settori meno controversi, rimandando i temi più complessi. Nuovo incontro a maggio.
La Commissione si è compattata anche sul più scottante dei dossier: il Dragone. Nel su e giù dei mercati, legato alle reali intenzioni trumpiane sui «dazi reciproci» (per cui la risposta Ue arriverà «la prossima settimana»), ogni nuova frontiera è da prendere in considerazione, pur con caveat imprescindibili: «Non faremo compromessi sui nostri standard di protezione della salute e della qualità del cibo, né con gli Usa né con altri», ha chiarito un portavoce Ue. Von der Leyen ieri ha telefonato al premier cinese Li Qiang. Ue e Cina concordano nel «sostenere un sistema commerciale riformato, libero, equo». Discussa la possibilità di istituire un meccanismo per monitorare le deviazioni generate dai dazi Usa.
La Perfida Albione si muove invece da sola. La cancelliera britannica dello Scacchiere ha annunciato che incontrerà «a breve» il suo omologo americano, cercando di chiudere un accordo bilaterale risolutivo con gli Stati Uniti.
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