Tarquinio eletto tra i veleni. Morani: "Voglio chiarezza"

Il pacifista andrà in Ue con le dimissioni di Schlein e con l'ombra del black-out negli scrutini romani

Tarquinio eletto tra i veleni. Morani: "Voglio chiarezza"
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Di certo, al momento, c'è che Marco Tarquinio - il giornalista voluto da Elly Schlein in lista ma contestatissimo per le sue strampalate tesi anti-Nato e le sue più che ambigue posizioni verso Putin - non è stato eletto.

Ma, dopo lunghe ore di angoscia, sul suo viso solitamente piuttosto tetro si è aperto un sorriso: potrà essere ripescato, non appena Elly Schlein formalizzerà le dimissioni da parlamentare europea, come ha promesso. Grazie a una manciata di voti romani, infatti, lunedì sera è risalito in testa alla lista del non eletti, superando la marchigiana Alessia Morani che per tutto lo spoglio lo aveva surclassato di alcune migliaia di voti.

«La mobilitazione frenetica di Sant'Egidio nelle parrocchie lo ha salvato, sia pur per il rotto della cuffia», spiegano in ambienti catto-dem romani. La potente lobby ecclesiastica assai vicina all'attuale Papa (anch'egli assai «pacifista» e poco simpatizzante con la Nato, come noto) si è attivata nella Capitale per evitare la trombatura del suo beniamino, messo in lista da Schlein su loro pressione, e nella speranza di soffiare a M5s un po' di voto anti-Ucraina.

Ma sul rocambolesco ripescaggio di Tarquinio (che ieri, rassicurato sulle proprie sorti, era già in tv a sostenere fantasiosamente che la Nato è una perfida «alleanza offensiva») si allunga l'ombra del caos degli scrutini romani. Non ancora risolti: sarà infatti la Corte d'Appello di Roma a riconteggiare e verificare i voti di ben 78 sezioni capitoline dove si sono registrate «incongruenze» nei voti, ma «non rilevanti ai fini della proclamazione degli eletti», assicura il Campidoglio.

Sul crash informatico che ha mandato in tilt gli scrutini romani, bloccando i conteggi per tutto lunedì, ancora non c'è chiarezza. Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, su tutte le furie, ha garantito che verrà formata una commissione di inchiesta interna per appurare che cosa è davvero successo e «accertare eventuali responsabilità» sul non meglio precisato «bug» abbia causato tanto scompiglio.

Intervenendo a La7, lunedì sera, non ha neppure escluso che ci possano essere stati «cyber-attack» contro il software informatico Accenture, utilizzato per la prima volta in queste elezioni per l'inserimento dei dati. «È un fatto grave, di cui le autorità preposte devono dare conto», accusa l'ex sindaco Ignazio Marino, il primo a denunciare lunedì il caos in corso nella Capitale. E anche Alessia Morani, la candidata Pd che ha visto sfumare la propria possibile elezione dopo l'improvvisa (e risicatissima) rimonta romana di Tarquinio, chiede che venga «fatta chiarezza» su quel che è successo.

Quanto agli effetti dell'elezione di un personaggio su posizioni così divergenti dalla linea ufficiale del Pd, che già dichiara che sul sostegno all'Ucraina non voterà col partito che lo ha eletto, in casa dem si alzano gli occhi al cielo: «Alla fine conterà quanto il due di picche».

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