Il Movimento 5 Stelle dovrà risarcire un militante escluso dalle liste per le comunali di Roma nel 2016. Lo ha deciso il Tribunale dopo il ricorso presentato da Mario Canino, attivista che era stato cacciato per non aver dichiarato la precedente iscrizione a un altro partito.
Canino era stato votato nelle liste del M5s dopo aver ricevuto 124 preferenze alle primarie online del Movimento per la scelta dei candidati consiglieri in Campidoglio. Ma poi era stato escluso perché in passato aveva fatto parte dell'Italia dei Valori. Un precedente che per Canino non bastava a giustificare l'esclusione, in quanto le regole prevedevano che il militante non avrebbe dovuto essere iscritto ad altri partiti al momento della candidatura. Una tesi confermata dalla sentenza, in cui si legge: "Non era richiesto dal 'Non Statuto' né dal bando, il presupposto di non avere 'mai' partecipato ad altri movimenti o partiti politici, ma esclusivamente l'attestazione di non essere - evidentemente, all'attualità - iscritto a detti movimenti e partiti all'atto della candidatura".
Così il Tribunale ha condannato l'Associazione Movimento 5 Stelle del 2009 e quella del 2012, entrambe presiedute da Beppe Grillo come garante del M5s, a versare circa 22mila euro a Canino come rimborso per le spese di lite.
Secondo l'avvocato di Canino, Lorenzo Borrè, "la sentenza ha valenza politica perché conferma la illegittima mattanza di candidati avvenuta in occasione delle comunali romane, senza che alcuno battesse ciglio".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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