Alla fine la riforma della Giustizia si farà. E nei tempi previsti. A patto che il Movimento 5 Stelle non alzi troppo il tiro con le pretese a Mario Draghi e Marta Cartabia, facendo saltare tutto. Ma il rischio sembra sempre più sfumato, visto che anche il Pd si è avvicinato alle posizioni del centrodestra, pur confermando l'idea di "collaborare con il Movimento". Ma c'è una questione ancora più importante che emerge in queste ore: il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, e il segretario del Partito democratico, Enrico Letta, si sono fatti garanti dell'intesa sulla riforma con Palazzo Chigi. Quindi il leader in pectore del M5S, Giuseppe Conte, deve portare a casa un risultato minimo da spendere con l'ala più dura, ora capeggiata da Alfonso Buonafede. Tra i 5 stelle c'è una "consapevole rassegnazione", riferisce un parlamentare. E del resto tutti gli emendamenti degli ex grillini, ora nella componente L'Alternativa c'è, sono stati respinti anche con i voti del Movimento. "Questa è l'aria", è la sintesi consegnata a Ilgiornale.it. Anche per questo bisogna valutare l'impatto sulla tenuta dei gruppi pentastellati.
Tensione in commissione Giustizia
La giornata in commissione Giustizia alla Camera è stata comunque movimentata. Il centrodestra compatto, con Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia, ha chiesto di ampliare il perimetro degli emendamenti alla riforma Cartabia con lo scopo di depotenziare l'abuso di ufficio. La proposta è stata ritenuta inammissibile dalla presidenza della commissione, facendo scattare la reazione con la presentazione di un ricorso per ribaltare il primo giudizio. Il risultato è un allungamento dei tempi dei lavori. “Il centrodestra vuole far rientrare nella riforma del processo penale anche il reato d'abuso d'ufficio per annacquarlo. È un provvedimento che chiedono i sindaci perché, per come è fatto adesso, hanno le mani legate. Un sindaco, come si muove, commette un abuso d'ufficio. Il centrodestra vuole allargare le maglie rendendolo, in concreto, quasi nullo”, spiega dal punto di vista procedurale una fonte di centrosinistra. Ma il punto è politico: “Il fatto è che anche il M5S vuole delle modifiche alla riforma Cartabia e sembra intenzionato a levare la fiducia al governo. In questo momento il Pd sta seguendo più Conte che Draghi…”.
Dal centrodestra cercano di spiegare la vicenda in ben altro modo: “Più che uno stop c'è stato un rinvio perché c'erano migliaia di emendamenti fatti dalla maggioranza, dai 5 Stelle e dai fuoriusciti dal Movimento. Quindi se la commissione li avesse dovuti esaminare tutti, ci avrebbe messo settimane”. Dunque, proseguono “i nostri emendamenti, al momento, non sono stati dichiarati ammissibili perché poco inerenti con la riforma e, quindi, venerdì Forza Italia ha chiesto di allargare il perimetro dei temi della riforma. Stamattina abbiamo chiesto il rinvio per allargare almeno agli emendamenti segnalati”. Tuttavia, “non è un blocco, è un ultimo tentativo di mediazione per evitare una frattura all'interno della maggioranza”. In sintesi: “Il centrodestra non solo sta spingendo per questa riforma, ma non solo. Da parte c'è Forza Italia, Pd e Lega uniti e dall'altra ci sono i Cinquestelle che cercano di bloccarla. Noi viaggiamo uniti, i pentastellati si spaccheranno in Aula. Sicuramente al Senato sarà difficile farla passare perché, se passasse, sarebbe uno schiaffo per i Cinquestelle”.
Andrea Colletti, leader della componente L’Alternativa c’è, osserva: “L’attuale legge riguarda la riforma del processo penale. Loro vorrebbero metterci anche la modifica del reato d'ufficio che, però, significa allargare il provvedimento anche al diritto sostanziale. Sicuramente è una mossa per mettere ancor più in difficoltà i Cinquestelle anche perché il reato d'abuso d'ufficio era già stato depotenziato da Conte nel 2020 col primo decreto Semplificazione.
Ottimismo sull'intesa, ma se Conte...
In ogni caso si respira un’aria di ottimismo nei corridoi di Montecitorio. “Ma l'approvazione non è a rischio, è nell'interesse di tutti ottenere il via libera senza tentennamenti", sostiene una fonte del Partito democratico. Una tesi che trova d'accordo anche chi sta seguendo da vicino l'iter del provvedimento. "È in corso una trattativa, questo stop è anzi prezioso per trovare una mediazione. Di fatto siamo alle limature".
Ma sul cammino resta un'incognita, seppure sbiadita nelle ultime ore: le richieste di Giuseppe Conte. Dal centrosinistra osservano: "Il centrodestra ha lanciato un monito a Draghi e Cartabia. Se il gioco è quello di alzare la posta, allora siamo al liberi tutti”. E non conviene a nessuno, nemmeno più a Conte.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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