"La teoria gender nega le realtà, per la gente è follia"

La storica: "Le destre si rafforzano perché le persone non politicizzate resistono e la sinistra perde i voti popolari"

"La teoria gender nega le realtà, per la gente è follia"
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Nella Giornata internazionale contro l'omofobia, nove dei 27 Stati dell'Unione europea, tra cui l'Italia, non hanno firmato la dichiarazione per la promozione delle politiche a favore delle comunità Lgbtq. E la cosa ha scatenato feroci polemiche. In realtà i documenti sono due. Uno, generale, contro l'omofobia e la transfobia, approvato da tutti. E un altro non sottoscritto dall'Italia - che cita la «gender identity» (ossia l'appartenenza di una persona a un genere con cui si identifica, diverso dal sesso alla nascita) e che fa riferimento all'autoidentificazione di genere, ossia la possibilità per le persone transgender di ottenere il riconoscimento legale del proprio genere senza nemmeno diagnosi mediche.

Lucetta Scaraffia, Lei è una storica e una giornalista molto attenta a questi temi. Che idea si è fatta del caso Ue-Lgbtq?

«Non bisogna confondere i diritti delle persone omosessuali con la teoria del gender. Da una parte c'è una giusta apertura al riconoscimento di tutte le inclinazioni sessuali; e su questo il governo Meloni è d'accordo. Però dobbiamo saperlo: il percorso per arrivare a far sì che nessuno più discrimini qualcun altro in base all'orientamento sessuale è lungo. C'è gente che ancora fatica ad adeguarsi all'emancipazione delle donne... La storia non è acqua. Serve tempo per assorbire cambiamenti profondi e bisogna mettere nel conto che ci siano resistenze. Che non vanno però criminalizzate. Condannare chi non è d'accordo con tutti i proclami dell'Unione europea non è un esempio di civiltà. Dall'altra parte invece...».

C'è la difesa della «gender identity». Cioè: non vale più il mio sesso di nascita ma la percezione che io ho di me stesso: maschio, femmina o non binario. La cultura che vince sulla natura.

«Ecco. Io ritengo che l'identità di genere non sia una teoria, ma un'ideologia sbagliata e che non può essere imposta. Il perché è semplice: così si vuole definire gli esseri umani non in base all'ordine di procreazione, secondo cui biologicamente esistono uomini e donne, ma in base alle loro inclinazioni e desideri. Attenzione: l'essere umano può sì sentirsi differente rispetto alla propria appartenenza biologica, cosa che può risolvere con un cambiamento di sesso; ma altra cosa è sostenere l'idea che esistano solo le inclinazioni e le scelte sessuali e non invece l'identità biologica. Una deriva la cui pericolosità la vediamo nei Paesi anglosassoni in cui il principio è stato applicato e dove il rischio è permettere di cambiare sesso, con un interventi non reversibili, in età precoce».

Si accusa il governo italiano di oscurantismo.

«Lo dice chi è accecato dall'ideologia. Non è vero che l'allargamento dei diritti sia sempre un progresso. È un errore fondamentale delle sinistre, che infatti perdono consensi. Se ovunque nel mondo si stanno rafforzando i partiti di destra un motivo ci sarà. La gente non ha voglia di sentirsi propinare queste teorie sul genere. È la resistenza delle persone non ideologizzate, che hanno figli e vedono come maschi e femmine siano diversi. E lo rimangono anche se alle bambine non compri le bambole. La stragrande maggioranza delle persone considera questa negazione della realtà una follia. Che è la ragione, da una parte, del successo di Vannacci e, dall'altra, dell'insuccesso della sinistra. Che, detto brutalmente, ha perso i voti del popolo. Con un ulteriore fatto da rilevare».

Quale?

«I peggiori nemici dell'Europa, cioè Putin e i Paesi arabi, irridono il gender. Sono Paesi dove ammazzano gli omosessuali e i transessuali non hanno dignità. Sono Paesi che descrivono l'Europa come Sodoma e Gomorra. È un problema di cui la Chiesa cattolica dovrebbe prendere atto.

Invece il Papa su certe cose la pensa come Putin o gli iraniani. Ma poi finge un'apertura, come con la benedizione alle coppie gay, pensando così di seguire il progresso. Ma senza affrontare il nocciolo del problema. E ciò invece di attenuare i conflitti li accentua».

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