Il teschio ritrovato nel bosco è della bimba scomparsa

Conferma dal Dna. La 12enne era sparita due anni fa dopo una gita. Il padre: "Finalmente so che è morta"

Il teschio ritrovato nel bosco è della bimba scomparsa

Una conferma che fa male, che alimenta lacrime e dolore, ma che allo stesso tempo mette in scena l'epilogo di un dramma che si è consumato per tanto, troppo tempo. «Quel cranio trovato nei boschi è di sua figlia, Iuschra». Quando è arrivata la telefonata della Procura a casa della famiglia Gazi è calato il gelo. I genitori erano in attesa di una telefonata da quasi un mese, quando in mezzo ai fitti boschi tra Caino, Serle e l'altopiano di Cariadeghe un cacciatore del posto aveva scoperto un piccolo cranio. Il pensiero era andato subito a lei, la 12enne di origini bengalesi scomparsa nel luglio del 2018 nel Bresciano, ma solo l'analisi del dna su quel teschio poteva dirlo con certezza. La conferma è arrivata nelle scorse ore: il medico legale degli Spedali Civili Andrea Verzeletti ha messo a confronto il profilo genetico estratto da uno dei due molari rimasto incastonato nella mascella con quello prelevato dal padre e dalla madre della bambina. Combaciavano perfettamente.

«Sentirmi dire che quel cranio è di mia figlia è stato uno choc dice papà Mdliton -. Finalmente ora so che Iuschra è morta. Mi fa molto male immaginarla che muore di fame da sola in un bosco». Non può chiamarsi sollievo, ma dopo due anni ora i suoi genitori avranno una tomba su cui pregare.. «Ora è un momento ancora molto doloroso per la nostra famiglia continua lui -. Organizzeremo un funerale».

È il 19 luglio del 2018 quando nascono il giallo e il dramma: durante una gita organizzata dalla Fobap, fondazione di assistenza psicodisabili Iuschra, che era affetta da autismo, svanisce nel nulla nei boschi bresciani. Subito partono le ricerche di Protezione Civile, Vigili del Fuoco e squadre speciali. Inizialmente prendono parte alle operazioni anche i cacciatori del posto. Vengono mobilitate 1.500 persone, vengono utilizzati anche cani molecolari addestrati a fiutare anche le più piccole particelle di odori, ma della piccola Iuschra nessuna traccia. D'altronde l'altopiano, attraversato da un reticolo di sentieri e da ben 135 grotte carsiche, si estende per 750 ettari in un'area molto impervia, disseminata di cavità che si aprono alla sommità e possono sfociare ovunque lungo il pendio. Da quella estate il caso si trascina però sul fronte giudiziario, con l'inchiesta per omicidio colposo chiusa proprio il 25 giugno scorso col patteggiamento dell'operatrice Fobap che l'aveva in carico. L'operatrice che avrebbe dovuto controllare la bambina, ma che l'ha persa durante una passeggiata e subito dopo una curva, è stata condannata a otto mesi. Sulla dinamica, però, gli inquirenti era stati chiari già in fase processuale: «Iuschra ha perso la vita a seguito della precipitazione in una delle cavità carsiche presenti a Serle, ovvero a seguito della mancanza di cibo ed acqua per più giorni consecutivi - evento la cui verificazione è dedotta dalla mancanza di ipotesi alternative possibili quali conseguenze della sua scomparsa», scrissero i magistrati titolari dell'inchiesta. Circa tre settimane fa, poi, la svolta, con il ritrovamento del teschio.

«È un'immagine che non cancellerò mai», aveva confessato l'uomo che per primo l'ha visto.

Così come non dimenticheranno quelle concitate settimane tutti quei volontari e agenti delle forze dell'ordine che insieme si erano mobilitate per salvare la piccola Iuschra. Forse era già tardi, forse no.

Restano i dubbi.

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