«Nel caso di Veronica Panarello non è più sufficiente una normale perizia psichiatrica, ma sarebbe opportuno andare più a fondo attraverso una risonanza magnetica cerebrale che verifichi la predisposizione, forse patologica, di questa donna a mentire». La proposta avanzata da un luminare come il docente di psicologia forense, Guglielmo Gulotta, nel corso dell'ultima puntata di Porta a porta dedicata al «caso Stival», potrebbe trovare parere favorevole da parte dei periti chiamati a effettuare una nuova perizia psichiatrica su Veronica Panarello (nella foto a destra), la donna in carcere con l'accusa di aver ucciso e nascosto il cadavere del figlioletto Loris.
Ieri, da parte sua, l'ennesima «verità» su quel delitto orribile. Un interrogatorio fiume quello di Veronica Panarello, sentita ieri in carcere a Catania dal pm di Ragusa, Marco Rota, presenti il suo legale Francesco Villardita, il comandante del nucleo investigativo carabinieri di Ragusa, cap. Domenico Spadaro, e il capo della Mobile iblea, Antonino Ciavola. A un mese dall'udienza preliminare Veronica ha deciso di parlare. Lo ha già fatto altre volte, snocciolando sempre verità diverse e spesso contraddittorie. «Le dichiarazioni di Veronica Panarello sono forti perché forniscono movente, complice e dinamica del fatto, e fornisce anche l'arma del delitto». Lo ha anticipato ieri mattina l'avvocato Villardita, prima di entrare in carcere. Sono due le versioni choc della donna, due verità diverse nei dettagli che fanno la differenza, confidate l'una a gennaio a una psicologa e l'altra dinanzi ai periti che la stanno esaminando nell'ambito della perizia psichiatrica richiesta dal suo avvocato quale condizione per il rito abbreviato. Nella sua ultima verità ricostruisce gli ultimi tragici momenti di vita di suo figlio Loris, che muore guardandola negli occhi, mentre lei resta impotente dinanzi al suocero, Andrea Stival, che lo avrebbe strangolato con un cavetto Usb. Loris aveva visto troppo, aveva intuito che tra la mamma e il nonno c'era qualcosa di più e voleva spifferare tutto a papà Davide, lontano da casa per motivi di lavoro. È questa la spiegazione del movente, che finora mancava. Ma Andrea nega ogni addebito e, attraverso il suo avvocato Francesco Biazzo, minaccia querela non appena le terribili accuse saranno scritte, nere su bianco, nelle carte processuali. «Per la prima volta si parla di omicidio e non di incidente e c'è una chiamata in correità - ha detto ieri l'avv. Villardita alle 10.30, poco prima dell'interrogatorio -. Io ho visto la signora Panarello due giorni fa e l'ho trovata decisa a riconfermare la sua versione dei fatti, aggiungendo una dovizia di particolari». Veronica è stata chiamata a chiarire anche le contraddizioni delle sue due ultime verità. A cominciare da come Andrea sarebbe entrato in casa, dal momento che una volta dice di averlo trovato lì e la successiva dice di averlo incontrato per strada e di averlo fatto salire in auto, dove si è abbassato sul sedile perché non lo vedesse nessuno. E poi l'uscita da casa per andare a gettare il corpicino di Loris nel canalone di contrada Mulino Vecchio, meta raggiunta separatamente in una versione, mentre nell'altra ci vanno insieme, con lui ancora una volta sdraiato sul sedile posteriore per non farsi vedere.
È lui «il mostro» secondo Veronica, che aggiunge pure dettagli sconcertanti sul suocero che, stando a quel che avrebbe riferito alla psicologa, «aveva attenzioni strane per Loris». A quel punto Veronica si sarebbe sacrificata dicendo di prendere lei ma di lasciare il bambino.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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