Melania Trump potrebbe diventare la prima first lady nata all'estero e per di più nell'ex Jugoslavia ai tempi del comunismo. Nella sua seconda vita, dopo l'era Tito, ha fatto la modella sposando il miliardario di New York e nella terza sogna di prendere il posto di Michelle Obama alla Casa Bianca.
Melania Knavs, cognome da nubile, è nata 45 anni fa a Sevnica, un puntino di 6mila anime nella Slovenia allora comunista a soli 180 km dall'Italia. Diana Kosar, l'amica d'infanzia, che vive ancora a Sevnica la paragona con una certa dose di esagerazione a Jackie Kennedy «per bellezza e classe». E aggiunge: «Potrebbe essere una grande first lady».
Diana ricorda la prima «sfilata» con Melania, appena una bambina, ma già decisa sul tappeto rosso, nel 1977, con Tito ancora al potere. Dalla minuscola Sevnica ai riflettori di Belgrado con i vestitini della fabbrica di stato Jutrranika le ragazzine furono applaudite dai papaveri comunisti con tanto di articolo e foto sul giornale di regime.
Da piccola Melania viveva con la famiglia in un casermone socialista ed il papà Viktor, che faceva l'autista del direttore della fabbrica, era iscritto al partito comunista. In realtà in Slovenia solo una minoranza della popolazione aveva la tessera titina.
Mirjana Jelancic, compagna di banco di Melania, adesso è la preside della scuola che le due amiche frequentavano dedicata all'eroe partigiano Savo Kladnik. «Non sapevamo nulla dell'America. Gli insegnanti ci parlavano solo della Russia», ha dichiarato al settimanale Panorama. Nell'album dei ricordi della scuola la giovane Melania di una bellezza ancora acerba è immortalata in gita al mare in Istria, dove gli studenti portavano la bandiera jugoslava con la stella rossa. Nel 1980 l'aspirante first lady era corsa con le amiche alla stazione di Sevnica per l'estremo omaggio al passaggio in treno del feretro di Tito fra pianti e fazzoletti rossi. Nei cortili dei casermoni socialisti, però, gli adolescenti ascoltavano musica sulle cassette pirata di Boy George ed Eros Ramazzotti.
La seconda vita di Melania è iniziata con il salto a Lubiana dove viene scoperta, a 17 anni, da Stane Jerko, un famoso fotografo di moda. Il passo verso Milano è breve. Nell'autobiografia non autorizzata «Melania Trump. Da un villaggio comunista sloveno alla Casa Bianca», gli autori sloveni Igor Omerza e Bojan Pozar raccontano delle sfilate per Gucci, Valentino e Pino Lancetti grazie all'agenzia di Riccardo Gay. Nel 1989 Melania partecipa a un concorso a Cinecittà, ma senza successo. A Lubiana, due anni dopo, girava in Vespa con il fidanzato eccitata dall'indipendenza e dal crollo della Jugoslavia comunista.
Melania ha cambiato nome nel più austriacante Knauss allontanandosi dalla piccola Slovenia verso Parigi, Vienna e Londra. Il grande salto oltreoceano lo ha compiuto grazie a Paolo Zampolli, di buona famiglia milanese coinvolto nel business della moda. La ragazza del villaggio comunista è finita in copertina su Vogue, Harper's Bazaar, New York Magazine, Vanity Fair, Glamour, Elle. Nel 2000 ha posato nuda su una pelliccia d'orso per la rivista GQ. Un'immagine osé utilizzata in campagna elettorale contro Trump.
Zampolli ha presentato Melania al miliardario, che la sposa nel 2005 in terze nozze con un matrimonio da favola. Trump sembra il fratello gemello di Viktor, il suocero, che ha sepolto il passato comunista. Dall'unione nasce Baron, accudito dai nonni materni che gli insegnano lo sloveno. Grazie a Trump Melania entra nella sua terza vita come madrina di beneficenza e imprenditrice di una sua linea di gioielli.
Nonostante la gaffe in campagna elettorale quando scopiazza un discorso della moglie del presidente Obama spalleggia il marito nei momenti di difficoltà. E prepara dietro le quinte il sogno della sua terza vita.
Mitja Cander, direttore di una nota casa editrice slovena descrive perfettamente l'ascesa di Melania: «È la storia di una donna che rinasce. Cambia nome, lingua, patria, stile di vita e pure il suo corpo è diverso. Solo l'ambizione rimane la stessa: essere qualcuno, la prima donna del mondo».
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