
Dalle nuove norme a tutela degli agenti a un possibile processo costituzionale al «dl sicurezza».
L'ordine pubblico torna al centro dello scontro politico. E non solo. Sfiora infatti l'incidente istituzionale l'iniziativa dell'Anm che - senza troppe remore - ha deciso di alzare il tiro contro il governo, al punto di lambire le prerogative in ballo il Quirinale. Nel mirino, la magistratura organizzata adesso ha messo il «dl sicurezza»: «Un apparato normativo che non si concilia facilmente con i principi costituzionali di offensività, tassatività, ragionevolezza e proporzionalità» ha scritto ieri la Giunta esecutiva centrale dell'Associazione nazionale magistrati, a tre giorni dalla firma con cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha dato il via libera definitivo al provvedimento d'urgenza, dopo che il governo aveva recepito praticamente tutti i suoi rilievi.
Uno sgarbo istituzionale evidente, che nell'organizzazione sindacale dei magistrati non può essere certo frutto di una svista. Piuttosto, l'attacco dell'Anm sancisce l'apertura di un nuovo fronte, dopo quelli - caldissimi - dell'immigrazione e della riforma della giustizia. Stamani una delegazione dell'Anm è attesa al ministero della Giustizia da Carlo Nordio per parlare di organici, carceri e nuove tecnologie. Ma non c'è tregua: «Il decreto Sicurezza appena entrato in vigore - si legge nella nota dell'Anm di ieri - pone seri problemi di metodo e di merito». «Si introducono nuovi reati per sanzionare in modo sproporzionato condotte che sono spesso frutto di marginalità sociale e non di scelte di vita: basti pensare che la pena per l'occupazione abusiva di immobili coincide con quella prevista per l'omicidio colposo con violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro».
Critiche ad alto tasso di ideologia. Ed è alla mobilitazione politica contro il decreto che si ricollega l'uscita dei magistrati, idealmente schierati, adesso, dalla parte di chi, nelle ultime settimane, ha contestato le nuove norme, inizialmente contenute in un disegno di legge e poi confluite nel decreto. Dalla Cgil a Legambiente, dall'Anpi ad Amnesty International Italia, tutto il mondo della vecchia e nuova sinistra, impegnata nel diffondere una narrazione allucinata in virtù della quale il governo italiano starebbe costruendo una sorta di democrazia autoritaria.
E ieri, a Milano, è stata sollevata proprio un'eccezione di costituzionalità, con richiesta di invio degli atti alla Consulta, da due avvocati milanesi, Eugenio Losco e Mauro Straini (già difensori di Ilaria Salis) in un processo a due imputati per resistenza a pubblico ufficiale.
A riportare sotto i riflettori la questione sicurezza era già stata la cronaca, con l'ennesima domenica di follia degli ultrà a Roma e con il corteo milanese dei «pro Pal», che ha lasciato una scia di danni, minacce e polemiche (anche per l'agente che pareva indossare il giubbotto dell'estrema destra polacca).
La Polizia ha reso noto che sono 37 gli agenti feriti solo nel week-end. E il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi domenica ha difeso gli agenti, manifestando alla questura di Milano il suo «plauso» per la gestione della manifestazione. Nello stesso tempo ha annunciato nuove misure a tutela degli agenti, dopo quelle già adottate di recente.
Il centrodestra, insomma, fa quadrato, sulla polizia e sul decreto sicurezza.
Per il capogruppo al Senato di Fi, Maurizio Gasparri, le critiche dell'Anm «non intaccheranno il lavoro del Parlamento, che superando l'ostruzionismo della sinistra voterà al più presto il decreto sicurezza anche con lo strumento della fiducia».
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