Le toghe rosse chiedono al Csm la testa della Natoli

La corrente di Md torna all'attacco sul "caso gravissimo" del membro laico di Fdi

Le toghe rosse chiedono al Csm la testa della Natoli
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Tagliare una testa per salvare la credibilità del Consiglio superiore della magistratura: è questa la linea dettata al Csm da Magistratura democratica. La testa di Rosanna Natoli, avvocato siciliano, nominata al Csm in quota Fratelli d'Italia, viene chiesta dalla corrente delle toghe rosse con un articolo di uno dei suoi padri fondatori, Nello Rossi, sull'organo ufficiale Questione Giustizia: «Uno scandalo senza precedenti nel cuore del Csm», viene definito il caso, «inedito», «inconcepibile», «gravissimo».

La richiesta di Md fa irruzione sulla ripresa dei lavori del Csm, chiamato dopo la pausa estiva a sbrogliare una rogna che potrebbe anche alterarne gli equilibri interni: perchè ormai sono numerosi i casi in cui le nomine dei capi degli uffici giudiziari vengono prese dal Consiglio con maggioranze risicate, quasi sempre a favore dei candidati di centrodestra. Cacciando la Natoli, tutto potrebbe cambiare.

La colpa della consigliera è nota: avere incontrato in privato una magistrata siciliana sottoposta a procedimento disciplinare, e averla istruita per filo e per segno su come difendersi davanti al Csm. Un comportamento di gravità assoluta, visto che la Natoli faceva parte della sezione disciplinare chiamata a giudicare la toga, il giudice catanese Maria Fascetto Sivillo.

Il caso esplode perchè la Fascetto, dimostrando una certa ingratitudine, registra il colloquio con la Natoli e lo deposita proprio nel corso di una seduta della disciplinare. Scoppia il finimondo, il nastro viene mandato alla Procura di Roma che incrimina la Natoli per abuso d'ufficio e rivelazione di segreto d'ufficio. Di rimbalzo, le polemiche investono anche il presidente del Senato Ignazio La Russa, indicato come il principale sponsor della nomina al Csm della Natoli (curriculum modesto, ma di Paternò come La Russa).

Il timore delle «toghe rosse» è che il Generale Agosto, ovvero la pausa estiva, sia servita a dimenticare la faccenda. Così Nello Rossi parte all'attacco e indica nel suo articolo la strada per chiudere il caso: una procedura di sospensione della Natoli, che il Consiglio dovrebbe votare a scrutinio segreto con la maggioranza dei due terzi. Dall'esito, ammonisce Rossi, si capirà se la attività futura del Csm «potrà svolgersi in un clima di credibilità e di ripristinata fiducia o sarà destinata ad essere continuamente inquinata da polemiche e sospetti».

Una maggioranza dei due terzi per la cacciata della Natoli, soprattutto a voto segreto, non sembra facile da raggiungere, ma l'appello di Rossi a «salvaguardare l'immagine e la credibilità» del Csm farà sicuramente sentire i suoi effetti, almeno tra la componente «togata», quella eletta dai magistrati. Tra i membri di nomina politica, l'ala moderata sembrava finora propensa a concedere alla Natoli l'alibi della ingenuità e della buona fede, ma bisognerà capire cosa accadrebbe nel segreto dell'urna.

Certo, c'è chi fa notare come definire il caso Natoli «uno scandalo senza precedenti» faccia sorridere, visto quanto emerso in questi anni sul mercato a cielo aperto di nomine insediatosi nel Csm. Ma per Rossi quella è una «vicenda grave quanto si vuole, ma pur sempre attinente alla sfera dell'amministrazione della giurisdizione e non a quella della giustizia disciplinare».

Certo, lo stesso Rossi deve ammettere che in passato consiglieri del Csm che ne facevano di ogni colore sono rimasti al loro posto, «non si conoscono atti del Consiglio diretti a richiamare singoli consiglieri al rispetto delle regole proprie del ruolo svolto (...) sono mancate proprio la vigilanza e la riprovazione dei propri pari». Ma in quel caso i reprobi erano potenti magistrati capicorrente. Una sventata avvocatessa di Paternò si può cacciare senza patemi.

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