Toghe su un altro pianeta. Guerra aperta al governo

Sul caso Arianna Meloni il capo Anm Santalucia accusa l'esecutivo: "Crea bufale". E chiede al Csm di sanzionare le critiche alle toghe

Toghe su un altro pianeta. Guerra aperta al governo
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E il terzo giorno la Magistratura ci cascò dentro con entrambi i piedi. Il primo giorno Il Giornale aveva dato per verosimile che volessero indagare su Arianna Meloni, il secondo giorno il presidente del Consiglio aveva dato per verosimile che potessero anche farlo, ma il terzo giorno ieri l'Associazione magistrati ha confermato quanto sia distorta, sacrale, persino eversiva ma soprattutto inverosimile l'immagine che la Corporazione ha di se stessa, quanto cioè sia inconsapevole della percezione trentennale che popolo, élite, giornalisti e persino storici hanno ormai di un Terzo potere che vive su un altro pianeta e, ogni volta, se ne torna su un altro pianeta dopo aver lasciato l'impronta su questo. La magistratura non pensa che anche l'opinione pubblica condivida tranquillamente che in questo Paese, oggi o domani, un qualsiasi magistrato possa piazzare una qualsiasi ipotesi di reato su Arianna Meloni e di riflesso sul governo.

Non lo pensa, ufficialmente lo ignora. In una frase, a leggere l'intervista che il presidente della Anm ha rilasciato ieri a Repubblica, manca solo che la magistratura sporga una querela contro la politica (giudice il Csm) o che il dicastero Meloni si autodenunci per (leggere bene) «il silenzio della maggioranza di governo che fantastica sull'articolo di Sallusti e non spende una parola per difendere la nostra istituzione infangata», ha detto Giuseppe Santalucia, il presidente dell'Anm. «Mi chiedo», ha detto ancora, «se non sia il caso di chiedere conto al Csm di simili atteggiamenti fortemente lesivi di un'istituzione come la Magistratura». Traduzione: le critiche politiche alla magistratura dovrebbero essere sanzionate dal Csm. Non parliamo di quelle giornalistiche. Il titolo di Repubblica per una volta non appare forzato: «Il governo costruisce bufale ad arte per piegare i magistrati».

Traduzione: un'istituzione accusa l'altra di costruire bufale (che sono «affermazioni false, inverosimili; panzane», dice la Treccani) a meno di ritenere che la magistratura sia un'istituzione mentre un esecutivo di governo invece no. Ma la percezione di realtà è tutta nella seguente domanda e risposta; domanda: «Prevale la tesi di Forza Italia su Berlusconi vittima di voi giudici in combine con la sinistra», risposta: «Vedo e sento narrazioni che si sovrappongono alla realtà dei fatti, ma che purtroppo, ripetute ossessivamente, possono assumere in modo ingannevole qualche sembianza di verità». Qualche sembianza di verità. Nel sistema solare dell'intervista, così pare, non sapevano per quanti italiani, giornalisti, intellettuali, magistrati e persino storici (ci ripetiamo) la faccenda sia ormai passata in cavalleria e così pure che Berlusconi sia stato oggetto di smisurata attenzione o accanimento (scelgano loro il termine) come nega ormai solo qualche caso patologico. Così pure, l'idea che un pm possa indagare Arianna Meloni per acclamazione mediatica, ora, è ritenuta (Santalucia dixit) «fantasia, mera congettura, illazione mediatica e nociva Registro un comprensibile sentimento di indignazione per il fatto che la magistratura venga chiamata in causa quale protagonista o co-protagonista». Fantascienza, a suo dire. Come se, negli ultimi trent'anni, la corporazione non sapesse di aver consumato tutto il credito accumulato nei primi anni Novanta, quando camminava sulle acque di Tiberiade con una fiducia superiore al 90 per cento: alla fine del 2021, per fermarci a un sondaggio citato in diversi libri, questa fiducia era calata a un gradimento del 7 per cento e vedeva ridotto a un misero 30 per cento chi credeva «abbastanza» nel potere giudiziario. Nel gennaio scorso, a margine dei referendum sulla giustizia, i giornali stentavano nel trovare qualche magistrato disposto a difendere l'abuso d'ufficio mischiato alla questione del «traffico di influenze» e alla questione delle intercettazioni.

Rispetto a trent'anni fa, dunque, resta immutato solo un «no a tutto» rivendicato dal sindacato unico (Anm) e la volontà di una corporazione di avere un peso senza contrappesi e dei controlli che siano solo degli auto-controlli. La magistratura, quella più corporativa e oltranzista, quella che vive nell'iperspazio, non si è accorta quanto la temperatura stia calando, a fine estate, e l'acqua in cui nuotavano stia diventando fredda.

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