Tokyo, sprint di Krystina che sfugge a Lukashenko e si "rifugia" in Polonia

Criticava il satrapo, vessata dagli allenatori. Fugge e ottiene un visto umanitario polacco

Tokyo, sprint di Krystina che sfugge a Lukashenko e si "rifugia" in Polonia

Krystina Tsimanouskaya è al sicuro. Questa volta gli sgherri del regime di Lukashenko non ce l'hanno fatta. L'atleta bielorussa, che partecipa alle Olimpiadi di Tokyo, è infatti rimasta in Giappone e ha ottenuto un visto umanitario dalla Polonia. La storia che ha scosso i Giochi olimpici sta per concludersi con un lieto fine, nonostante i tentativi della Bielorussia di rimpatriarla a forza.

Ma che cosa aveva fatto di tanto grave la 24enne velocista che doveva partecipare ieri alla gara dei 200 metri piani? Nulla, se non criticare sui social gli allenatori che l'avevano iscritta, senza consultarla, alla staffetta mista 4x400 perché alcuni atleti bielorussi erano stati squalificati per doping. Lei era sbottata perché non era la sua disciplina e aveva postato su Instagram un messaggio sconfortato: «Perché dobbiamo pagare noi per i loro errori?... È arbitrario». Parole che hanno scatenato l'ira del regime e hanno irritato soprattutto Viktor Lukashenko, il figlio del presidente bielorusso che dirige il Comitato olimpico di Minsk. E così è scattata immediatamente la repressione: gli allenatori si sono presentati nella sua camera d'albergo costringendo Tsimanouskaya a preparare le valigie e facendola poi accompagnare scortata all'aeroporto per essere rimpatriata. Ma sull'aereo non è mai salita. L'atleta ha chiesto aiuto alla polizia giapponese che l'ha presa in consegna per poi farla arrivare all'ambasciata polacca di Tokyo. La Polonia, infatti, oltre alla Repubblica Ceca e alla Slovenia hanno offerto un visto umanitario e protezione all'atleta bielorussa e alla sua famiglia, con la possibilità di ottenere asilo politico. La scelta è caduta su Varsavia, tanto che il ministro degli Esteri Marcin Przydacz ha spiegato su Twitter come l'atleta sia già «in contatto diretto con i diplomatici polacchi a Tokyo e ha ricevuto un visto umanitario. La Polonia farà tutto il necessario per aiutarla a continuare la sua carriera sportiva», ha detto Przydacz. L'ambasciatore polacco in Giappone ha fatto sapere di averla incontrata. «È stanca, impaurita ma molto grata per l'aiuto», ha detto ai giornalisti.

La soluzione «polacca» era già stata anticipata alle agenzie di stampa dal marito Arseny Zdanevic, fuggito dalla Bielorussia e riparato in Ucraina. L'uomo adesso auspica di potersi riunire con la moglie «nel prossimo futuro», visto che in Bielorussia «non saremmo stati al sicuro». La Belarusian Sport Solidarity Foundation, l'associazione che in Bielorussia sostiene gli atleti imprigionati o discriminati dal regime di Lukashenko, ha fatto sapere di aver comprato a Tsimanouskaya un biglietto aereo per Varsavia per il 4 agosto. Il Cio ha chiesto chiarimenti al Comitato olimpico di Minsk, il quale ha risposto che il rimpatrio dell'atleta sarebbe dovuto esclusivamente alla sua condizione «emotivo-psicologica». Una versione seccamente smentita dall'atleta, che ha definito bugie le spiegazioni delle autorità bielorusse.

Tanti i messaggi di solidarietà per Tsimanouskaya e i moniti a Minsk dai governi di molti Paesi. Il regime di Lukashenko in questo periodo non è solo nel mirino per la repressione interna, ma anche per i tentativi di destabilizzare le nazioni vicine, membri dell'Unione europea. Ieri la commissaria Ue agli Affari interni, Ylva Johansson, ha accusato Minsk di facilitare l'ingresso illegale di migranti in Lituania. «La Lituania sta reagendo in modo esemplare con calma, rapidamente e con professionalità a questa minaccia. Ma abbiamo a che fare con un atto di aggressione molto serio da parte del regime di Aleksandr Lukashenko», ha detto Johansson, durante la sua visita nel paese baltico.

«Malgrado la Lituania abbia fatto molte cose giuste e la Commissione abbia risposto rapidamente, mandando circa 100 guardie di frontiera, la situazione peggiora di giorno in giorno. Per questo è importante che noi, come Ue, stiamo al fianco della Lituania per proteggere il confine con la Bielorussia».

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