Fermi tutti, o almeno stop al burkini, il costume islamico che copre il corpo femminile integralmente, per fare il bagno. Continua in Francia, a Grenoble, la battaglia sull'autorizzazione nelle piscine comunali del burkini, costume da bagno utilizzato in gran parte dalle donne musulmane che copre interamente il corpo, escludendo solo il viso, le mani e i piedi. Il tribunale amministrativo della città ha infatti sospeso il provvedimento proposto del sindaco ecologista della città, Eric Piolle, e approvato il 17 maggio scorso, ritenendo che costituisca una violazione del regolamento comunale - il quale per entrare in acqua ammette solo indumenti «vicini al corpo» - e che sia stato autorizzato solo a scopo politico, mettendo così in discussione il principio della «neutralità del servizio pubblico». «L'autorità amministrativa deve rispettare il principio di neutralità ed emanare norme che concorrono al mantenimento dell'ordine pubblico. Non si può derogare a queste norme», si legge nell'ordinanza del tribunale, a cui ha fatto ricorso il prefetto dell'Isère, Laurent Prevost. Il sindaco ha rapidamente annunciato che farà appello davanti al Consiglio di Stato. Segno di come il caso seguito fino ai vertici dello Stato è il fatto che la direttrice delle libertà pubbliche e degli affari giuridici del ministero dell'interno, Pascale Leglise, sia arrivata a Grenoble per portare avanti la battaglia contro l'adozione del provvedimento. Il presidente ad interim del Rassemblement National, Jordan Bardella, ha commentato gli ultimi sviluppi affermando su France 2 che il suo partito porterà all'Assemblea nazionale «un progetto di legger per vietare nelle piscine comunali il burkini», definito «una provocazione politico-religiosa contraria al costume e allo stile di vita della Francia». Anche la leader Marine Le Pen si è detta soddisfatta, descrivendo il burkini come «abbigliamento di propaganda islamica». «Restiamo vigili e i nostri deputati proporranno una legge per vietarlo in modo permanente», ha aggiunto.
Dunque, è durata meno di 10 giorni l'ordinanza del consiglio cittadino di Grenoble, che avrebbe dovuto entrare in vigore il prossimo primo giugno, ma non ha fatto in tempo. Il tribunale amministrativo ha deciso di sospenderla, mercoledì 25 maggio, ribadendo così il principio per cui la laicità dello Stato deve sempre prevalere sulla libertà delle donne musulmane di indossare il costume tradizionale per accedere ai luoghi di svago pubblici. Il nuovo provvedimento era stato sostenuto dalla maggioranza del sindaco ecologista di Grenoble, Eric Piolle, anche se era passato con una maggioranza risicata. La decisione del consiglio comunale era seguita alle proteste portate avanti tre anni prima da un'associazione di cittadine musulmane, che avevano organizzato manifestazioni e «gesti di disobbedienza civile» contro un divieto definito «discriminatorio» nei loro confronti.
In molte città francesi, nel corso degli anni ma soprattutto dopo l'attentato terroristico di Nizza del 2016, ad opera di un fondamentalista islamico, erano state emesse ordinanze che vietavano alle cittadine musulmane di indossare il velo e il burkini nelle spiagge e nelle piscine cittadine.
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