A volte ritornano. Magari malamente, ma ritornano. È il caso di François Hollande che a sorpresa è piombato sotto i riflettori per annunciare la sua candidatura alle imminenti legislative francesi nella prima circoscrizione della Corrèze, il suo antico feudo. Ovviamente l'ex presidente socialista correrà nelle liste del Nouveau Front Populaire, lo strambo cartello elettorale messo in piedi dalle diverse gauche all'indomani della controversa decisione di Macron.
Non è detto che sia una buona idea. Come ricorda proprio il quotidiano progressista Le Monde, l'ex inquilino dell'Eliseo è apertamente detestato dalla sinistra radicale al punto che il deputato François Ruffin, capofila del Nouveau Front, ha immediatamente ironizzato sulla subitanea «conversione di Hollande alla battaglia per le pensioni a quota 60 anni oppure all'indicizzazione dei salari all'inflazione. Ho dei profondi dubbi sulla sua sincerità».
Non va meglio con la casa madre: i rapporti con Olivier Faure, segretario del Partito Socialista, sono definiti «glaciali». A Rue Solferino, sede storica del Ps, nessuno scorda un mandato assolutamente penoso, costellato da scandali e ripetute sconfitte alle varie elezioni e tanto meno il disastro finale del 2017 quando il lunare Hollande volle imporre alle presidenziali il suo beniamino Manuel Valls per poi dover ripiegare sul lunare Benoit Hamon. Un doppio disastro che distrusse il partito e schiuse la porta della presidenza a Emmanuel Macron. Non a caso Faure ha commentato la candidatura con un lapidario «non ne sapevo niente. Spero solo che questa volta s'impegni sul serio».
Ancor più caustico l'attuale ministro della giustizia Eric Dupond-Moretti che definito la «discesa di campo» di Hollande «semplicemente patetica» consigliandoli di allearsi con gli ultra sinistrorsi del Nouveau Parti Anticapitaliste.
Nulla di strano a ben vedere. Pochi, pochissimi in Francia hanno perdonato le crudeli battute di Hollande sugli «sdentati», quei francesi talmente poveri da non potersi permettere le minime cure dentistiche o i suoi maneggi con l'allora ministro del Bilancio Jerome Cahuzac, un «Torquemada fiscale» detentore di pingui conti nei vari paradisi fiscali e altre imbarazzanti facezie (goffe scappatelle adulterine comprese).
Parole di fuoco che non sembrano però scalfire il redivivo. Con notevole faccia tosta, Hollande ha tuonato che la sua presenza è necessaria per «fermare la marcia dell'estrema destra verso il potere» e che s'impegnerà su pochi ma importanti punti: «La difesa della République, il progresso e la giustizia sociale e il rilancio della scuola pubblica».
Insomma, una somma di banalità assortite intrecciate al solito richiamo contro il «mostro nero» rappresentato dal trio Bardella-Le Pen-Ciotti. Per quanto scalcagnato e acciaccato, da un simile professionista della politica ci si attendeva qualcosa di meglio. Magari qualcosina di originale. Sarà (forse) per la prossima volta.
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