«Siamo rammaricati. Viene minato il diritto del presidente di esercitare, in una fase ancora di indagini preliminari, il mandato che gli elettori liguri gli hanno assegnato». La maggioranza fa quadrato su Giovanni Toti. Il governatore della Liguria è stato messo davanti a un bivio dalla decisione del gip Paola Faggioni di negargli la revoca degli arresti domiciliari. Se dovesse tornare in libertà da presidente della Regione nel pieno delle sue funzioni, questo il concetto che emerge dall'ordinanza, potrebbe reiterare il reato in vista delle regionali 2025 e inquinare le prove, due presupposti alla base dei domiciliari. Tradotto, senza dimissioni per ora niente libertà. Di fatto è un muro all'istanza presentata dal legale Stefano Savi che, dopo l'interrogatorio di oltre otto ore in cui il presidente aveva risposto a tutte domande dei pm, dopo lo svolgimento delle Europee - inizialmente considerate come un rischio di reiterazione del reato anche se Toti non partecipava - e dopo gli interrogatori svolti dei principali indagati, aveva chiesto l'applicazione di misure meno afflittive. Niente da fare. Il giudice ritiene concreto il pericolo che Toti reiteri la presunta corruzione in vista delle «regionali del 2025, per le quali aveva già iniziato la raccolta di fondi». Elezioni per cui il governatore, che ha già due mandati alle spalle, non potrebbe nemmeno ricandidarsi. Il legale ha già annunciato che farà appello al tribunale del Riesame, ma per la decisione saranno necessarie diverse settimane ancora. E il nodo resta politico. Fare un passo indietro «è un po' il suggerimento che leggiamo tra le righe dell'ordinanza ma obiettivamente quella è una decisione che, come abbiamo sempre detto, non può prendere da solo», spiega Savi. Non si esclude, dunque, di chiedere alla Procura la possibilità di un nuovo incontro, dopo quello già autorizzato con il fedelissimo assessore regionale Giacomo Giampedrone, con la maggioranza che sostiene Toti, «per discutere del futuro politico, magari anche a distanza».
I sostenitori di Toti sperano nel Riesame, valutano l'ordinanza del gip come l'innesco di «un cortocircuito - dicono dalla sua lista - Il piano politico che viene subordinato a quello giudiziario in una fase di indagini preliminari, in cui nessuna sentenza è stata pronunciata e in cui dovrebbe valere il principio del garantismo nei confronti della persona e del ruolo che ricopre».
A guidare la Regione c'è il presidente ad interim Alessandro Piana: «Avremmo voluto che il governatore democraticamente eletto a larga maggioranza potesse tornare pienamente alle sue funzioni. Siamo dispiaciuti - aggiunge - Il nostro dovere, come abbiamo dimostrato in queste settimane, è quello di portare avanti il lavoro della Giunta regionale continuando a favorire lo sviluppo della Liguria in tutti i settori. Siamo vicini a Giovanni - conclude - auspichiamo possa tornare al più presto dimostrando di aver agito sempre per l'interesse supremo dei liguri e del territorio».
Domani riprendono le audizioni di altri testimoni in Procura. Non si esclude che siano sentiti dirigenti e funzionari della Regione Liguria, compreso il segretario generale della giunta regionale Pietro Paolo Giampellegrini.
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