Il totoministri si riduce a due poltroncine. Si preparano già Binetti e De Bonis

L'esponente di Maie indicato come successore della Bellanova

Il totoministri si riduce a due poltroncine. Si preparano già Binetti e De Bonis

Un mini rimpasto. Potrebbe essere questo lo sbocco alla crisi di governo, con un risiko sulle poltrone, a partire da quelle lasciate vuote da Italia Viva. Ma l'operazione che consentirebbe, numeri permettendo in Aula, di dare vita a un Conte ter dovrebbe anche offrire un riconoscimento politico ai potenziali «responsabili» che hanno in mano il pallottoliere della maggioranza al Senato.

In pole position al ministero dell'Agricoltura lasciato da Teresa Bellanova c'è Saverio De Bonis (Maie), alla testa dei cosiddetti «costruttori» che sostengono apertamente il premier. Tanto che al Senato il gruppo di De Bonis ha già cambiato nome in «Maie-Italia 2023», e guarda al presidente del Consiglio. Alla Famiglia che fu invece della renziana Elena Bonetti si fa il nome della senatrice dell'Udc Paola Binetti. Che ieri la metteva così: «Io personalmente, da sola, nella maggioranza, lasciando l'opposizione dove ho fatto tante battaglie, non andrei. Ma se tutto il mio gruppo, l'Udc, con un piano e un progetto politico articolato e condiviso con questa maggioranza, decidesse di sostenere questa fase della legislatura, io mi sentirei di collaborare, anche nell'eventualità di una nuova maggioranza spostata verso il centro. Vorrei che tutto l'Udc votasse per un accordo di governo con il premier, mi ritengo una responsabile». O tutti o nessuno, dunque. Ma la linea del partito - che conta solo tre senatori all'interno di Forza Italia - non è ancora decisa. Per ora la posizione ufficiale del segretario, Lorenzo Cesa, è quella concordata con il centrodestra: niente responsabili.

Ma la prospettiva vicina di un Conte ter ha aperto il valzer dei nomi sulle new entry di un ipotetico governo salvato dai «costruttori» che il presidente del consiglio spera si palesino martedì nell'aula del Senato. Un cordone di sicurezza per l'esecutivo che però presupporrebbe, appunto, anche un riconoscimento politico. Il premier oltre a sostituire nella squadra governativa le due ministre renziane che hanno dato le dimissioni, e il sottosegretario Ivan Scalfarotto, potrebbe allargare il mini rimpasto a un rimescolamento di altre caselle, con un rafforzamento di Pd e M5s nei ministeri di peso. Lo spacchettamento di alcuni ministeri - Trasporti, Cultura e Turismo - consentirebbe di coniugare un ringraziamento ai «responsabili» premiati con alcune poltrone, e un ricambio nella compagine giallorossa con alcuni nomi di prima linea, da pescare nelle file dei cinquestelle e dei democratici. Il Pd punta a fare avanzare il suo capogruppo Andrea Marcucci al Lavoro al posto della più debole Nunzia Catalfo. Un'altra ipotesi è che il ministro del Sud Giuseppe Provenzano lasci il posto al grillino Giancarlo Cancelleri, oggi viceministro alle Infrastrutture. Il dem però sembra non avere alcuna intenzione di mollare: «Servo il ministero con orgoglio e onore fino a che il governo va avanti» ha chiarito Provenzano.

Ma non si esclude nemmeno che alle Infrastrutture al posto di Paola De Micheli possa andare Buffagni, anche se Zingaretti per ora blinda la sua ministra e il vice segretario Andrea Orlando allontana il rimpasto: «Non è il momento di parlarne».

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