L'agenda degli appuntamenti gliela dettano i pm. Per sapere dove andrà Giuseppe Conte bisogna vedere quale sarà la prossima città travolta da un'inchiesta giudiziaria.
Non a caso l'ultima tappa del tour delle manette di Conte, dopo Bari e Torino, è la Liguria. I suoi evocano una «nuova Tangentopoli» in tv e sui giornali. Lui fa i bagagli e prende il treno. Prossima fermata? Genova. Dove però Conte viene accolto da fischi, fumogeni e insulti. L'avvocato, nel primo pomeriggio, arriva nel capoluogo ligure scosso dal terremoto politico-giudiziario che ha portato agli arresti domiciliari il governatore Giovanni Toti. Salta le due tappe precedenti, a Sanremo e Albisola, previste per le 13 e le 16, così da arrivare alle 14 e 30 alla protesta dei comitati liguri contro le opere «calate dall'alto».
Venerdì i parlamentari genovesi Roberto Traversi e Luca Pirondini convincono Conte ad annullare gli appuntamenti di Sanremo e Albisola per concentrarsi su Genova, dove la Rete dei comitati liguri ha già organizzato un corteo per protestare contro una serie di opere pubbliche. Il leader del M5s, in un primo momento, doveva essere nel capoluogo alle 18, in concomitanza con l'arrivo della manifestazione sotto il palazzo della Regione Liguria. Poi cambia idea. L'intenzione è quella di percorrere tutto il corteo.
Quindi la contestazione, annunciata già in mattinata da una nota delle associazioni liguri: «Riteniamo che il post di Giuseppe Conte che annuncia la sua partecipazione alla manifestazione sia strumentale e fuorviante». Gli organizzatori dicono no a «qualunque tentativo di strumentalizzazione politica e mediatica». Conte attribuisce alla «fretta» la mancata citazione nel post dei contenuti e dei promotori della protesta di Genova. L'ex premier aveva diffuso sui social una locandina in cui c'era semplicemente scritto «in Liguria manifestiamo uniti». Con tanto di faccione di Conte e logo del M5s in bella vista, come se si fosse trattato di un comizio elettorale.
Quando l'avvocato arriva i manifestanti passano alle vie di fatto. «Fuori Conte dal corteo», scandisce il comitato d'accoglienza genovese. Vengono accesi dei fumogeni. Un partecipante alla protesta si rivolge così a Conte: «Vai pure con Salvini che ha rovinato la città, vai con Bucci, Rixi e Toti, vai pure pezzo di ma». A quel punto il leader del M5s si arrende. Si defila e parla con la stampa mentre prosegue la marcia dei comitati. «Non è un lacrimogeno di Potere al Popolo che ci può impedire di rimanere in ascolto della parte sana della popolazione», replica. Quindi cavalca le inchieste: «C'è una questione morale in Liguria, in Piemonte, in Sicilia, in tantissime aree del nostro Paese. È stata apparecchiata una mangiatoia con il Pnrr». Conte glissa sull'ipotesi dell'ex ministro dem Andrea Orlando come candidato presidente del centrosinistra in Liguria: «Non mi metto qui a fare nomi». Poi l'apertura: «Il M5s non vuole stare da solo alle elezioni in Liguria». Conte ha gioco facile a sfruttare le inchieste che colpiscono gli amministratori di centrodestra e centrosinistra.
Un mese fa si era precipitato a Bari, poi a Torino. Ma anche il M5s, quando ha governato sul territorio, è stato coinvolto in guai giudiziari. Basta ricordare le varie inchieste su Virginia Raggi e Chiara Appendino, ex sindache grilline di Roma e Torino.
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