"Tranquilli, non sono stressato" I piloti "obbligati" alla serenità

Ora i comandanti accolgono i viaggiatori sulla scaletta dell'aereo per rassicurarli: "No problem, sono tranquillo e ho una bella famiglia"

"Tranquilli, non sono stressato" I piloti "obbligati" alla serenità

La maggior parte è rimasta interdetta, poi il gesto ha vinto ogni diffidenza: «C'era un clima strano, così li ho abbracciati uno ad uno, man mano che salivano sull'aereo». Frank Woiton, pilota, non lo ha fatto per caso. Nominare oggi Germanwings rievoca l'orribile tragedia dello scorso 24 marzo, quando il copilota Andreas Lubitz ha deciso di far schiantare l'aereo che comandava sulle Alpi francesi, causando la morte di 150 persone. Così, su un altro volo Germanwings, ancora sulla tratta Dusseldorf-Barcellona, Woiton, che con Lubitz aveva pure avuto occasione di volare («Ricordo che mi ha raccontato della sua formazione e di come fosse felice, voleva diventare capitano»), ha escogitato un modo tutto personale per rincuorare i passeggeri. Perché è indubbio che, a pochi giorni dal funesto incidente del volo 9525, si respira un velato timore nel mettere piede su un aereo: salendoci, si consegna la propria vita nelle mani di perfetti estranei, senza sapere nulla di chi si trova in cabina di pilotaggio, le loro storie personali, i loro problemi, le loro sensazioni. Più di un pilota ha capito che abbattere le distanze potesse essere un buon modo per spazzare via quel germoglio di malessere che potrebbe spuntare nel profondo di ciascuno. Così, dopo gli abbracci, Woiton ha speso qualche parola per neutralizzare la tensione: «Non abbiate dubbi, vi farò arrivare a Barcellona. Potete contare sul fatto che voglia stare a tavola con la mia famiglia stasera». Frasi che hanno colpito nel segno, scatenando tra i passeggeri un applauso spontaneo e caloroso.

Altro volo, stessa scena. Lo racconta su Facebook una donna tedesca, Britta. Su un aereo Germanwings da Amburgo a Colonia, il comandante ha atteso che tutti i passeggeri prendessero posto, per poi fare un breve discorso. «Ha ricordato che anche lui stava tornando verso casa e che non vedeva l'ora di incontrare la sua famiglia. Ha detto di essere rimasto toccato dall'incidente. Alla fine tutti quanti lo abbiamo applaudito. Personalmente, ci tengo a ringraziarlo, perché ha capito quello che provavamo e ha trovato le parole giuste per rassicurarci». Che poi è quanto stanno cercando di fare tutti i piloti del globo, utilizzando i contenitori che possano veicolare i loro messaggi il più possibile, Twitter in testa. «Spero che questa orribile tragedia non allontani la gente dagli aerei. Volare è ancora il modo più sicuro per viaggiare, e i piloti sono molto affidabili», scrive un uomo che si firma come Captain Dave. In fondo, come dice qualcun altro, tocca proprio ai piloti «ricostruire la fiducia della gente».

C'è chi, poi, ha cercato di sdrammatizzare, come il comandante palermitano Elvio D'Alù, che prima di un volo ha pubblicato una foto di sé sorridente, con relativa didascalia: «Boeing 777. A testimonianza che non sono depresso, che voglio arrivare alla pensione in salute, con professionalità e tanta allegria! In partenza per Sao Paulo do Brasil!». Perché, in fondo, mostrarsi umani è la camomilla più efficace.

Ed è un sentimento facilmente restituibile: come nel caso di una donna di nome Bethanie, che, dopo un volo per l'Inghilterra, ha scritto una lettera e l'ha consegnata ai piloti: «Vi ringrazio per avermi riportato a casa. Siete la ragione perché stasera io possa sorridere».

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