Il trasferimento verso Bologna delle bare dei migranti che hanno perso la vita nel naufragio di Steccato di Cutro infiamma di proteste la giornata. La inizia con sit-in di protesta e blocchi stradali da parte dei parenti delle vittime nei dintorni del Palamilone di Crotone, dove è allestita la camera ardente, quando arriva la notizia che le bare sarebbero partite in giornata, destinate al cimitero islamico di Bologna. Molti dei parenti però vogliono riportare le salme dei propri cari a casa, in Afghanistan o altrove, e danno vita a una protesta, chiedendo di organizzare i voli di rimpatrio come promesso dal capo dello Stato Sergio Mattarella. Quasi subito arriva la precisazione del ministero dell'Interno, che ricorda come il trasferimento fosse solo una «soluzione provvisoria e non definitiva», presa «per dare immediata dignità alle salme. Anche perché in Afghanistan non è semplice procedere nell'immediato al rimpatrio». Dal Viminale, inoltre, giunge la conferma ai parenti delle vittime che, «qualora sia richiesto il rimpatrio della salma, lo Stato italiano si farà carico di tutti gli oneri». A portare la notizia ai parenti è il sindaco di Crotone, Vincenzo Voce, assicurando che «al cimitero islamico di Bologna andranno soltanto le salme i cui familiari hanno dato il consenso», ieri quattordici in tutto. Insomma, «le vittime del naufragio che devono andare in Afghanistan non si muoveranno da qui finché non sarà concluso un accordo con le agenzie funebri che le porterà a Kabul», promette il sindaco. E già oggi dodici vittime partiranno per Monaco di Baviera, da dove verranno rimpatriate a Kabul, in Afghanistan, via Istanbul. Nel frattempo, un'altra proposta arriva dal Governatore calabrese Roberto Occhiuto, che con il placet del leader del Movimento diritti civili Franco Corbelli e del sindaco di Tarsia, offre una sepoltura alle vittime nel cimitero internazionale dei Migranti in costruzione a Tarsia. L'ipotesi viene incassata con sospetto dai parenti, così Corbelli prova a spiegare che la soluzione di Tarsia è ugualmente temporanea, finalizzata a «seppellire, nel rigoroso rispetto delle diverse culture religiose, le vittime non identificate, e parcheggiare» nella mega struttura, quelle che hanno un nome, in attesa, completate tutte le pratiche burocratiche, di consegnarle ai familiari per il rimpatrio nei loro Paesi».
Intanto proseguono i tentativi di sbarco e il timore di nuove tragedie: ieri Guardia Costiera e Gdf hanno soccorso in mare 38 migranti, tra cui 11 donne e un bambino, che erano a bordo di un'imbarcazione naufragata a largo di Lampedusa, ma non ci sarebbero dispersi in mare.
E va avanti anche l'indagine sugli scafisti dopo l'arresto nella serata di martedì a Graz, in Austria, del 28enne turco Gun Ufuk, conduttore e meccanico del caicco, quarto trafficante d'uomini arrestato per il naufragio di Cutro, incastrato da un video postato su Snapchat da un altro degli arrestati, l'unico minorenne. Gli inquirenti hanno inoltre identificato un quinto scafista, anch'egli turco, tra le vittime del naufragio, mentre un sesto, di nazionalità siriana, è al momento disperso.
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