Torino A poche ore di distanza l'una dall'altra, tre sorelle di Carmagnola, in provincia di Torino, si sono tolte la vita. Realizzando un progetto di morte, già pianificato e fallito cinque anni fa, quando avevano tentato il suicidio mentre erano in vacanza in Valle d'Aosta.
La tragedia è stata scoperta nella mattinata di ieri dai vicini di casa che hanno visto il corpo di una di loro, penzolare dal balcone dell'alloggio di famiglia al quarto piano, dove si era impiccata. Quando i carabinieri sono arrivati in via Vinovo, dopo aver suonato con insistenza senza ricevere risposta, hanno sfondato la porta per raggiungere la donna che ormai era morta da alcune ore. Piera Ferrero, 68 anni, prima di suicidarsi aveva scritto un biglietto, lasciato in bella mostra sul tavolo della cucina, rivolto proprio a chi l'avrebbe trovata senza vita. La donna chiedeva scusa e spiegava il motivo del suo gesto: «Le mie amate sorelle si sono già uccise. Perdonatemi ma la mia vita senza di loro non ha più senso. Per questo ho deciso di raggiungerle».
Dopo queste parole piene di dolore, Piera ha lasciato scritto anche l'indirizzo dove, a poche ore di distanza, si era consumata la prima parte di questa tragedia familiare. La sessantottenne ha spiegato di aver trovato, la sera prima - in un casolare di loro proprietà sempre nella città di Carmagnola - le altre due sorelle morte: Valeria, la più giovane di 54 anni e Gabriella, la maggiore delle tre, di 68. Così Piera, una volta trovati i corpi delle due amate sorelle, ha voluto imitare il loro tragico gesto.
Dopo la macabra scoperta i militari si sono precipitati al casolare di campagna delle due sorelle Ferrero accertando che purtroppo le donne erano morte da diverse ore, impiccate, una accanto all'altra.
Molto conosciute in città, dove per molti anni avevano gestito uno uno storico negozio di alimentari, le sorelle Ferrero da tempo si erano convinte di essere rimaste vittime di una colossale truffa, da parte di due avvocati, in merito all'eredità lasciata dal padre. Una circostanza che comunque non è mai stata accertata dalle indagini degli investigatori, ma che angosciava fortemente le tre sorelle che si dicevano disperate. «Non abbiamo più nulla - raccontavano agli amici più fidati -. Siamo state ingannate e ora abbiamo perso tutti i beni che nostro padre ci ha lasciato».
Non sarà facile per gli inquirenti accertare il movente che ha spinto le tre donne a togliersi la vita e forse le indagini dovranno ripartire da quel lontano luglio del 2015, quando il loro tentativo fallì solo grazie all'intervento tempestivo della polizia e dei carabinieri che le salvarono. Erano a Valtournenche, in Valle d' Aosta e i militari ne bloccarono due sul ciglio di un muraglione dal quale volevano gettarsi, nella frazione di Maen. Nel frattempo, la terza era stata trovata più a valle dalla polizia locale, chiusa in auto mentre tentava di togliersi la vita con i gas di scarico. Le due donne che avevano tentato di gettarsi dal muraglione erano state ricoverate nel reparto di psichiatria dell'ospedale Parini di Aosta in forte stato confusionale. La terza sorella, invece era rimasta ricoverata alcuni giorni per una forte intossicazione da monossido di carbonio.
Come detto in alcune lettere spiegavano di aver deciso di farla finita per colpa di una truffa subita da due avvocati che le avevano lasciate sul lastrico, sottraendo loro tutti i risparmi di una vita e l'eredità di famiglia. Truffa che allora non fu accertata e dalla quale ora gli inquirenti ripartiranno, per cercare di fare chiarezza su questo triplice suicidio. Avevano una quarta sorella, morta per cause naturali due anni fa.
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