La tregua navale è un regalo a Putin. Così lo Zar può rilanciare l'economia

Accontentate le richieste del Cremlino, ora punterà pure sul commercio. Nodo sanzioni e peacekeeper

La tregua navale è un regalo a Putin. Così lo Zar può rilanciare l'economia
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Per Mosca la tregua doveva iniziare dal Mar Nero. E così è stato. Ieri a Riad Grigory Karasin e Sergei Beseda, il senatore e l'uomo dei servizi segreti a capo della delegazione russa, hanno portato a casa l'accordo che Vladimir Putin aveva già chiesto al mediatore americano David Witkoff durante il loro incontro al Cremlino. «Gli Stati Uniti e l'Ucraina - spiega l'annuncio ufficiale diffuso ieri a Riad - hanno concordato di garantire una navigazione sicura, eliminare l'uso della forza e impedire l'uso di navi commerciali per scopi militari nel Mar Nero».

Per il Cremlino chiudere le ostilità nel Mar Nero era cruciale sia dal punto di vista strategico che economico. Su quel fronte Mosca e la sua flotta avevano incassato solo batoste. Grazie all'intelligence Usa, ai missili Neptune e ai droni marini Sea Baby e Magura V5, sviluppati con l'aiuto occidentale, gli ucraini hanno colpito, in 37 mesi di guerra, almeno 26 navi russe. E hanno costretto la flotta di Mosca ad abbandonare il porto di Sebastopoli in Crimea per trasferirsi in quello più a est di Novorossiysk. Strategicamente, insomma, Mosca aveva tutto l'interesse a chiudere un fronte dove era in netto svantaggio e tenere aperto, invece, quello del Donbass dove può conquistare altri territori in vista del negoziato finale. Dal punto di vista economico la fine delle ostilità nel Mar Nero consente a Mosca di uscire da un'economia di guerra finalizzata alla produzione bellica e riprendere il commercio di prodotti agricoli sui mercati internazionali. Altri elementi chiave della tregua del Mar Nero sono l'alleviamento delle sanzioni commerciali e il rilancio degli accordi sul grano stipulati con l'Ucraina nel 2022 e poi sospesi.

La disponibilità americana ad assecondare le richieste russe rischia di rivelarsi però uno smacco politico per l'Europa. Nella discussione sulla tregua del Mar Nero l'Ue è stata palesemente ignorata. E questo nonostante la presenza su quelle coste di due paesi membri come Romania e Bulgaria. L'accordo sulla tregua marittima, favorevole soprattutto a Mosca, risulta parzialmente bilanciato dalle intese definite nel corso dei colloqui Usa Russia per raggiungere un cessate il fuoco capace di garantire la salvaguardia delle infrastrutture energetiche di Kiev.

Il negoziato sul Mar Nero evidenzia, però, una strategia russa focalizzata a conseguire vantaggi che vanno ben aldilà della situazione sui campi di battaglia. Nel complesso do ut des negoziale avviato a Riad Donald Trump ha bisogno della disponibilità russa per realizzare le sue promesse di pace in tempi brevi. Putin, però, è ben attento a sfruttare le esigenze politiche della Casa Bianca e punta ad ottenere obbiettivi economici e strategici che vanno ben aldilà della chiusura del conflitto.

Il più scontato è la richiesta di metter fine alle sanzioni che bloccano la vendita dei pezzi di ricambio indispensabili a far funzionare una flotta aerea equipaggiata con aerei di costruzione statunitense.

Il più indigesto, soprattutto per i partner europei della Nato, è invece la possibile richiesta di ridurre il numero di uomini e mezzi dell'Alleanza Atlantica schierati alla frontiera russa.

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