Treni, rivoluzione sicurezza: in stazione come in aeroporto

Dopo la strage sventata sull'Amsterdam-Parigi i ministri europei decidono un giro di vite sui convogli a lunga percorrenza: pattuglie di controllo e metal-detector per i bagagli

Non viaggeremo mai più sui treni internazionali come abbiamo fatto finora. Dentro la nostra Europa, dove in nome di Schengen siamo abituati a girare senza passaporto, dove i confini sono da oltre vent'anni economici, ma non di frontiera, tutto sta per cambiare.

Presto sui biglietti sarà stampato il nome e cognome del passeggero, i nostri bagagli verranno controllati, così i nostri vestiti e tutto quello che portiamo indosso. Vedremo molte più pattuglie schierate nelle stazioni ferroviarie. Alla fine, prendere un treno che copre una tratta internazionale somiglierà molto di più a quello che già adesso è prendere un aereo. Lo hanno deciso i ministri degli Interni e dei Trasporti dei nove Paesi europei frontalieri riuniti ieri a Parigi (assieme ai commissari Ue Dimitri Avramopoulos e Violeta Bulc e al coordinatore per l'antiterrorismo Gilles de Kerchove) per il vertice sulla sicurezza ferroviaria. Obiettivo: individuare misure supplementari di sicurezza a livello bilaterale ed europeo. Un incontro convocato dai francesi Bernard Cazeneuve e Ségolène Royal sull'onda dell'attacco di solo nove giorni fa su un Thalys, un treno dell'alta velocità che collega Amsterdam a Parigi. Sventato solo grazie all'intervento, pronto ma casuale, di due marine americani. Tremano ancora le vene ai polsi, perché Ayoub al-Qahzzani, il 26enne che ha aperto il fuoco, era già noto ai servizi segreti francesi e spagnoli: era legato a una cellula jihadista belga. Forse, con maglie più strette, su quel Tgv non sarebbe salito. E già all'indomani il premier del Belgio Charles Michel aveva chiesto un incontro tra i Paesi vicini, per discutere di un «adattamento» di Schengen. Per questo adesso alcune misure sono definite «indispensabili». È l'aggettivo messo nero su bianco da tutti i presenti - per l'Italia il ministro Graziano Delrio e il viceministro dell'Interno Filippo Bubbico - nella dichiarazione congiunta, nel passaggio riferito alle «operazioni di controllo simultanee e coordinate». Vuol dire che sui treni transfrontalieri ci saranno pattuglie a composizione mista, formate da poliziotti di diversi Paesi. Per viaggiare su questi convogli a lunga percorrenza useremo dei biglietti nominativi: non ci si accerta più solo che si sia pagato per quella tratta; si verifica chi c'è, da dove proviene. E non solo una volta a bordo: nel pacchetto di misure è previsto che molto si faccia anche prima di salire. Sulle persone e sui loro bagagli. «Ci saranno scambio di informazioni e più controlli, ma non rinunciamo al criterio di Schengen della libera circolazione delle persone, perché è un fatto di civiltà e il terrorismo da questo punto di vista non ci piega», ha detto Graziano Delrio al termine della riunione.

Ma di fatto si tratta di una modifica di Schengen così come lo abbiamo conosciuto in questi 22 anni, da quel 1 gennaio del 1993 in cui vennero meno i controlli doganali. Un'Europa senza frontiere che adesso chiede alla Commissione Ue di esaminare «emendamenti mirati» a quegli accordi.

Twitter @giulianadevivo

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