Nei giorni in cui il caos si sostituisce al terrore, in cui la Siria liberata da Assad muove i primi passi tra speranze e sospetti, può capitare che i destini dei singoli si intreccino tra di loro, le storie con la «s» minuscola alla Storia con la «S» maiuscola. Capita così che per qualche ora un reporter statunitense inghiottito dodici anni fa nelle carceri di Bashar al-Assad, Austin Tice, venga dato per redivivo, da al-Jazeera. E che invece il suo fantasma continui ad aleggiare, perché dopo un po' si scopre che non di Tice si tratti, ma di un altro cittadino americano Travis Pete Timmerman, 29 anni. È lui quello spettro patito trovato a vagare a piedi nudi con le poche forze rimaste per le strade derelitte della periferia di Damasco. È lui quell'uomo che appare in alcuni video poco chiari in cui i ribelli annunciano di averlo preso sotto la loro custodia.
Originario del Missouri, Timmerman risultava disperso in Ungheria da giugno. Ai giornalisti che lo avvicinano dichiara di essere stato arrestato nel corso di un pellegrinaggio a piedi che aveva intenzione di portare a termine dopo essere entrato clandestinamente in Siria del dalla città libanese di Zahle e di aver trascorso almeno sei mesi in carcere. Fino a lunedì scorso quando, dopo la rivoluzione incruenta dei ribelli guidati da Mohammed al-Jolani, due uomini armati fino ai denti hanno fatto irruzione nel carcere in cui languiva e hanno sfondato con un martello la porta della sua cella. Da quel momento Timmerman ha preso a girare per le strade della capitale siriana, apparentemente non del tutto consapevole della ritrovata libertà e del cambiamento di regime del Paese. Timmerman descrive la sua esperienza nella cella siriana in toni tutt'altro che drammatici: «Sono stato trattato bene, mi hanno dato da mangiare e da bere, l'unica cosa è che non potevo andare in bagno quando volevo, ma solo tre volte al giorno». Una reazione spaventata che si ricollega a quella di un uomo, un siriano, che la giornalista della Cnn Clarissa Ward, nel corso di un servizio su una prigione segreta di Assad a Damasco, ha scovato sotto una coperta, abbrutito dal terrore. In rete circola il toccante video della liberazione dell'uomo e della sua commozione nel rivedere dopo mesi la luce del sole.
Il destino di Tice resta invece un mistero. Scomparso nel 2012 in Siria, il regime di Assad ha sempre negato la sua detenzione, mentre nell'agosto del 2022 il presidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva confermato che il giornalista era detenuto a Damasco e aveva chiesto la sua liberazione. Le sue ricerche sono in corso ma appare assai improbabile che l'uomo sia ancora in vita.
Le carte si rimescolano e si torna a nutrire qualche speranza anche sulla sorte di Paolo Dall'Oglio, il gesuita romano impegnato nel dialogo interreligioso rapito il 29 luglio del 2013 a Raqqa in Siria, Paese da cui era stato espulso l'anno prima. L'uomo secondo alcune fonti sarebbe stato ucciso anni fa, ma la sorella Francesca non si rassegna e fa un appello anche al governo di Roma: «Chiedo che si attivino tutte le risorse per poter fare luce sulla sorte di mio fratello Paolo, che ci sia un investimento di risorse in questo momento per cercare di capire dove possa essere finito mio fratello».
La donna fa riferimento a notizie che davano Dall'Oglio ancora vivo nel luglio 2023, detenuto in una prigione vicino all'aeroporto di Damasco. Abbastanza per sperare, nelle ore in cui i sommersi vengono salvati e i salvati finiscono giustiziati.
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