O il sangue o il caos. Non c'è via di mezzo. Quando i magistrati si mettono a governare sono peggio dei filosofi: fanno casino. La drammatica sparatoria al tribunale di Milano è una falla nella sicurezza. Un uomo entra armato sventolando un falso tesserino. Fa una carneficina e se ne va senza che nessuno lo fermi. È lutto. È tragedia. È orrore. Il giorno dopo tutti a dire che servono più controlli, che non può esistere una cosa del genere, che qualcosa deve cambiare. Chi si occupa della sicurezza dei tribunali? Loro, i giudici. L'autonomia è sacra, santa e legittima. Solo che si passa dal niente (o quasi) al troppo. L'ordine in mano ai magistrati genera burocrazia. È così che i tribunali s'improvvisano luoghi dove non si riesce a entrare. File da realismo socialista, tensione, ore e ore fermi ad aspettare che quello davanti a te faccia un passo. È una bolgia. Il peggio è Napoli. Dopo due giorni di file senza fine accade di tutto: botte, proteste, vetri sfondati, avvocati che forzano i varchi, bestemmie, maleducazione, una confusione biblica, con processi rinviati, cause perse, cinque agenti feriti e due legulei arrestati.
Adesso uno si chiede se non ci sia una via di mezzo. Qualcosa di normale. Renzi fa sapere che ci penserà lui. Non c'è da stare sereni. La preoccupazione vera poi è un'altra. Ma i magistrati lavorano come gestiscono l'ordine? Se i tribunali sono le specchio della giustizia siamo davvero messi male.
I magistrati mettono su inchieste, cercano prove, fanno e scrivono sentenze, decidono le sorti delle persone. Dovrebbero essere i chirurghi della morale e i sacerdoti della legge, ma non sanno gestire una fila. Come puoi fidarti di una professione nel caos? Non ti fidi. La tragedia diventa farsa.
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