«Gridava aiuto, quando abbiamo cercato di entrare nessuno ci ha aperto». Ha ucciso la moglie a mani nude, strangolandola, Carmine Alfano, 82 anni, al culmine di una lite assurda. L'uomo è convinto che la moglie stesse male. «Non volevo farla soffrire», spiegherà al pm della Procura di Tivoli durante l'interrogatorio-confessione. Vittima dell'ennesimo femminicidio, avvenuto questa volta a Castelnuovo di Porto, alle porte di Roma, Lucia Felici, 75 anni.
Non sono ancora le ore 7 nel condominio al numero 8 di via Bellavista quando volano parole grosse fra i due. Carmine, ma tutti in paese lo chiamano Franco, le mette le mani addosso, poi afferra il collo della poveretta fino a soffocarla. Le urla fanno accorrere i vicini che chiamano il 112. «Erano una coppia affiatata, in tanti anni che li conosciamo non li abbiamo mai sentiti litigare». I carabinieri della stazione locale entrano sfondando la porta. Sono 7,30 quando trovano il corpo oramai senza vita di Lucia. Il marito, sotto choc, non riesce a dire nemmeno una parola quando lo portano in caserma. Arrivano anche i colleghi della compagnia di Bracciano per le indagini e la scientifica per i rilievi. In casa niente armi. Secondo la perizia del medico legale la morte della 75enne sarebbe avvenuta per soffocamento. Sul corpo i segni di percosse. Vengono allertati i tre figli della coppia che vivono lontano dalla capitale, a Firenze e negli Stati Uniti. Franco viene interrogato per ore. Si cerca un movente, alla fine, nel pomeriggio la confessione.
Una tragedia familiare di una coppia vecchia e stanca. Alfano sembra disorientato. Una caduta della donna i giorni scorsi l'avrebbe scosso a tal punto da convincerlo, probabilmente, che la moglie fosse gravemente malata. Nonostante le parole, confuse, dell'unico indiziato del delitto, il pm non gli contesta la premeditazione anche se convalida il fermo e ne dispone la reclusione in carcere, a Rebibbia. L'uomo sarebbe accusato di omicidio volontario aggravato dal rapporto familiare. Non è escluso che, considerando l'età, gli siano concessi gli arresti domiciliari nell'abitazione di uno dei suoi figli. Un litigio da niente sfociato in femminicidio. Sui social la coppia sembra felice. Almeno serena. Nell'occasione del compleanno di Lucia i due si baciano davanti ai figli grandi come una coppia di adolescenti.
Quello di Lucia Felici è il 25esimo femminicidio in Italia dall'inizio dell'anno. Solamente tre giorni prima a Santa Lucia, Fonte Nuova, l'omicidio di Anna Rita Morelli, 72 anni, con un colpo di pistola esploso a bruciapelo dal marito, Domenico Ossoli, a dir poco ossessionato dalla separazione con la moglie, dalla gelosia, dall'assegno familiare che il giudice aveva disposto per la donna. Tutta un'altra storia anche se il finale, tragico, non cambia. Ossoli è un uomo violento, lo è sempre stato come conferma il terzo figlio della coppia, l'unico che vive ancora con la madre. Ossoli segue la donna in ogni suo spostamento. Le piazza un gps in auto. Lei prova a toglierselo di torno una volta per tutte e gli racconta di avere un altro.
Non è vero, ma Ossoli ci crede. Eppoi non vuole dare quei 300 euro di mantenimento e, dopo un incontro che non chiarirà un bel niente, rientra a Norcia, dove vive, per poi tornare mettendo la parola fine con un colpo calibro 7,65.
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