È finita nel modo peggiore. Niente più illusioni. Le paure che si volevano scacciare, l'incubo al quale non si voleva credere, si è materializzato. Nel modo più crudele possibile. Alessandro Fiori, il manager trentatreenne scomparso da oltre due settimane in Turchia è stato ritrovato cadavere. E la Farnesina ha confermato l'identificazione, fatta raffrontando il Dna con quello del padre Eligio che da giorni si trovava in città per seguire le ricerche.
Pare si tratti di omicidio, almeno la procura di Roma che ha aperto un fascicolo in tal senso in attesa di ricevere le prime carte dagli inquirenti locali. L'italiano aveva il cranio fracassato, per ora si solo che il corpo sarebbe stato rinvenuto mercoledì sera sulle coste della penisola di SultanAhmet, una delle zone più turistiche della metropoli ottomana. Presentava ferite in prossimità della testa e della fronte, apparentemente provocate da un oggetto pesante. Sarà la Scientifica a stabilire se si tratti di «danni» procurati con un corpo contundente o dagli urti contro gli scogli nelle vorticose acque del Bosforo.
Il perché del delitto- anche se qualcuno ipotizza un possibile suicidio -l'uomo avrebbe potuto essersi gettato da un ponte) un ponte- resta un mistero. Non si nemmeno, in caso di delitto si tratti, se sia avvenuto lì, ancora tutte da chiarire le circostanze sulla tragica fine del nostro connazionale, originario di Soncino, in provincia di Cremona, ma residente a Milano dove lavorava. Non è nemmeno chiaro se si trovasse a Istanbul per lavoro, era decollato dall'aeroporto di Linate diretto ad Ankara, quindi si era spostato a Istanbul. Era il 12 di questo mese, due giorni dopo di lui si perse ogni traccia. Dopo le denunce della famiglia che non riusciva più a contattarlo, la polizia turca trovò in un cestino della spazzatura solo il suo portafogli, vuoto naturalmente, le carte di credito sparite.
Segnale inquietante, tanto da spingere il padre della vittima, Eligio, a partire alla volta della Turchia per seguire le indagini. Fino a trasformarsi lui stesso in detective, accanto ai poliziotti locali. Cominciando ad affiggere volantini con la fotografia di suo figlio sui muri della città, col suo numero di telefono da chiamare in caso di notizie o avvistamenti. Nella camera d'hotel dove alloggiava Alessandro c'era ancora il suo cellulare. Ormai scarico. Il padre, tra la prime cose, lo aveva ricaricato la batteria cominciando a chiamare tutti i numeri composti da Alessandro: «Solo amici e colleghi - spiegava un paio di giorni fa ai giornalisti -, è per questo che non credo che fosse venuto a Istanbul per incontrare qualcuno». Cosa che invece aveva detto a «Chi l'ha visto» una persona che aveva scambiato quattro chiacchiere con Fiori durante il viaggio in aereo. Lui aveva telefonato in trasmissione, raccontando di essere stato seduto accanto a Fiori il quale gli avrebbe riferito di avere un appuntamento nella città turca. Il che è anche probabile, ammesso fosse partito davvero per lavoro.
Parallelamente alle ricerche della polizia della «mezza luna», Eligio Fiori in questi giorni aveva continuato la propria: «L'altro giorno, con la polizia turca- ha raccontato ancora- abbiamo ripercorso il tragitto in base ai video delle telecamere in cui era stato individuato. E con la polizia, abbiamo ripercorso il tragitto. L'ultimo video lo riprendeva mentre stava andando nella zona del Consolato italiano, ma lì non è mai arrivato».
Intanto si aggrovigliano i dubbi. Restano, infatti, molti punti oscuri su questo, ultimo, tragico viaggio di Alessandro in Turchia. Dai cospicui prelievi al bancomat (con svuotamento del conto corrente) al ruolo di una ragazza americana con la quale pare il nostro connazionale avesse una relazione.
Il padre di Alessandro, imprenditore di Cremona e membro di spicco del Rotary club della città lombarda, aveva scoperto del viaggio a Istanbul del figlio solo dopo una verifica delle spese effettuate con la carta Visa. Insomma davvero un giallo.
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