«I trafficanti di uomini dicono ai migranti di bucare una parte del gommone quando li avvista un aereo così verranno sicuramente soccorsi» rivela una fonte del Giornale a Tripoli, in prima linea nella lotta all'immigrazione clandestina. Una nuova «tattica», decisamente pericolosa, che permette al gommone di rimanere a galla, ma allo stesso tempo costringe i soccorritori a intervenire il prima possibile. Un caso del genere è accaduto il 28 luglio con tanto di vergognoso rifiuto dei francesi di intervenire mollando come sempre la patata bollente alla Guardia costiera italiana. Il Giornale è in possesso di due fermi immagine di un video girato da un aereo di Frontex, l'agenzia per le frontiere esterne Ue, che mostra chiaramente il gommone sovraccarico, ma intatto al primo avvistamento e poi con un tubolare bucato per attirare e accellerare i soccorsi.
«Non si tratta di un caso singolo. E' la nuova tattica utilizzata dai trafficanti di uomini con l'ondata estiva di partenze verso l'Italia. Un sistema molto pericoloso, ma efficace» spiega la fonte a Tripoli.
Giorgia Linardi, portavoce di Sea watch, i talebani tedeschi dell'accoglienza, sostiene che «le persone vengono lasciate morire in mare o respinte nello stesso luogo da cui stanno cercando di fuggire, mentre gli aerei di pattugliamento europei osservano dall'alto, complici nel definire il loro destino».
In realtà, nonostante le accuse delle Ong, spesso infondate, sia Frontex, che il centro di soccorso di Roma della Guardia costiera fanno molta attenzione quando i gommoni sono a rischio affondamento. Gli scafisti reclutati fra i migranti lo sanno e appena avvistano un aereo bucherebbero uno dei tubolari per farsi portare in salvo.
Nel pomeriggio del 28 luglio «un velivolo di Frontex ha avvistato un gommone con decine di migranti a bordo, in area SAR (ricerca e soccorso nda) di responsabilità libica, privo di motore e semiaffondato, a causa di un tubolare sgonfio» si legge in un comunicato della Guardia costiera. In realtà, come dimostrano le immagini, al primo passaggio il gommone era integro e solo dopo si è sgonfiato il tubolare. Il concreto sospetto è che sia stato volutamente bucato dagli scafisti-migranti a bordo permettendo comunque al gommone di rimanere a galla.
I libici non avevano mezzi navali a disposizione e la Centrale operativa della Guardia costiera italiana «si è attivata chiedendo alle unità mercantili presenti nella zona di dirigere verso il gommone in difficoltà». La nave più vicina, a sole 9 miglia, era la Vos Aphrodite, battente bandiera di Gibilterra, un'unità di appoggio «alla piattaforma petrolifera francese Total» poco distante. Nonostante i ripetuti allarmi la nave si rifiutava di prestare soccorso. A questo punto gli italiani informavano il Centro di soccorso francese, che respingeva la richiesta di intervento. Il motivo è stato spiegato così: «Nessuna nave di bandiera francese era coinvolta e l'area SAR dell'evento era di competenza libica». Il gommone, però, si trovava vicino alla piattaforma Total.
Davanti al no francese e al silenzio maltese e di Gibilterra la Guardia costiera è stata costretta a inviare sul posto «l'unità navale Asso 29, battente bandiera italiana in servizio alle piattaforme Eni», una cinquantina di miglia al largo delle Libia. Alle 4 e 10 di notte sono stati imbarcati dal gommone con il tubolare sgonfio 84 persone comprese 6 donne e 2 bambini portati a Lampedusa.
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