
La tregua parziale tra Russia e Ucraina non inizia nel migliore dei modi, con i due paesi che si accusano a vicenda di non voler risolvere il conflitto dopo una notte segnata dagli attacchi di Mosca, mentre Kiev ha preso di mira un deposito di petrolio sul suolo russo. Allo stesso tempo, tuttavia, hanno effettuato uno scambio di 175 prigionieri di guerra per parte, come annunciato in seguito alla chiamata tra Vladimir Putin e Donald Trump.
Ieri il presidente americano ha sentito anche il collega ucraino Volodymyr Zelensky in quella che ha definito «un'ottima telefonata» che ha riguardato «per la maggior parte la conversazione con Putin per allineare sia Mosca che Kiev in termini di richieste e necessità». «Siamo sulla buona strada», scrive su Truth, mentre la Casa Bianca ribadisce che «non siamo mai stati così vicini alla pace» e «i progressi sono merito di Trump». In una nota il segretario di stato Marco Rubio e il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz spiegano che Zelensky ha chiesto più difesa aerea, e il comandante in capo ha accettato di lavorare con lui per trovare ciò che era disponibile, in particolare in Europa. Inoltre, gli ha promesso di riportare a casa i bambini ucraini rapiti. I due leader hanno «concordato un cessate il fuoco parziale sull'energia», e «i team tecnici si incontreranno in Arabia Saudita nei prossimi giorni per discutere di estendere la tregua al Mar Nero sulla strada per un cessate il fuoco completo», sottolineando che «questo potrebbe essere il primo passo verso la fine della guerra e per garantire la sicurezza».
Il tycoon, quindi, ha ventilato la possibilità che gli Stati Uniti posseggano le centrali elettriche di Kiev: «Trump ha discusso della fornitura elettrica e delle centrali nucleari in Ucraina, affermando che gli Usa potrebbero essere molto utili nella gestione di tali impianti con la loro competenza in materia di elettricità e servizi di pubblica utilità. La proprietà americana di queste centrali rappresenterebbe la migliore protezione per tale infrastruttura e il miglior supporto per l'energia ucraina».
L'inviato speciale Steve Witkoff, da parte sua, si attende un cessate il fuoco completo nel paese «entro due settimane», e i colloqui con la Russia si terranno «lunedì o martedì» a Gedda. Trump e Putin «hanno concordato un percorso verso un cessate il fuoco con determinate condizioni», spiega, rivelando che anche l'incontro (in fase di preparazione) tra il presidente Usa e quello russo si terrà «probabilmente» in Arabia Saudita. «C'è un'intesa comune sul fatto che un tale incontro potrebbe aver luogo» nel prossimo futuro, dice da parte sua il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, precisando però che il vertice non è stato affrontato nella telefonata di martedì. Peskov sottolinea che i due leader «si capiscono bene e si fidano l'uno dell'altro», mentre sostiene che «la riluttanza della leadership ucraina a concordare un accordo è ovvia e motivo di preoccupazione». Trump, parlando a Fox News, riferisce che durante la chiamata con Putin non è stata discussa la questione degli aiuti militari a Kiev, nonostante il Cremlino abbia affermato che il leader russo aveva chiesto la fine di tale assistenza. «Non abbiamo parlato di aiuti, non ne abbiamo parlato affatto - afferma - Abbiamo parlato di tante cose, ma non si è mai parlato di aiuti».
Nonostante quanto promesso a Zelensky, secondo il Washington Post Trump ha messo fine al programma che traccia le deportazioni di massa dei bambini ucraini in Russia.
I ricercatori e gli esperti coinvolti nell'iniziativa, guidata dall'Humanitarian Research Lab della Yale University, sono stati informati in febbraio che il dipartimento di Stato aveva silenziosamente rescisso il loro contratto, uno dei migliaia eliminati su richiesta del Doge di Elon Musk. In tal modo i ricercatori hanno perso l'accesso a una grande quantità di informazioni, tra cui immagini satellitari e dati biometrici che tracciavano le identità e le posizioni di ben 35.000 bambini ucraini.
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