
Nessuna traccia di spionaggio sul telefonino di Francesco Cancellato, direttore di Fanpage. Su quello di Luca Casarini sarebbe stato attaccato non da Paragon, ma da un altro programma spia. Anche per don Mattia Ferrari, cappellano di Mediterranea, nessuna chiara prova. Tracce sul cellulare di Beppe Caccia della Ong del mare, ma con distinguo e abbondanza di condizionali.
Il rapporto «bomba» di Citizen Lab, sulla spionaggio ai danni di attivisti e giornalisti in Italia, è al massimo un petardo. «Molto fumo e poco arrosto. Estremamente carente dal punto di visto tecnico», spiega una fonte del Giornale, che lo ha letto e conosce bene il mondo della cyber intelligence. Casarini annuncia che «adesso disponiamo del riconoscimento legale dello spionaggio ai nostri danni» e promette che «consegneremo questo report alle procure interessate (Palermo, Venezia, Bologna, Roma e Napoli)». Poi aggiunge anche alla Corte penale internazionale e alla presidenza dell'Europarlamento. «Dal punto di vista forense non sta in piedi, non ha alcun valore legale. Finirà tutto in un bicchier d'acqua», sottolinea l'esperto interpellato dal Giornale.
Nel tanto atteso rapporto di Citizen Lab, Casarini e Caccia vengono descritti, attivisti bravi e buoni, che soccorrono i migranti. Per di più l'ex leader no global è presentato come «noto critico del governo Meloni sul trattamento dei migranti» e «amico personale di Papa Francesco» per ammantarlo dell'aureola. Nemmeno una riga sul fatto che con Caccia sia ancora sotto processo per favoreggiamento aggravato dell'immigrazione illegale a Ragusa.
L'inclinazione «ideologica» del rapporto riguarda anche l'uso ripetitivo della parola «mercenari» nei confronti di tutte le società di spyware, compresa Paragon, che è stata fondata da Ehud Barak, ex primo ministro israeliano. L'aspetto più clamoroso è la scarsa consistenza tecnica e le tante supposizioni.
Su Cancellato non c'è alcuna prova, ma Citizen Lab spiega: «Non vuol dire che il dispositivo non sia stato hackerato, semplicemente gli accessi possono non essere stati registrati o sovrascritti». Però il laboratorio di Toronto sostiene che in giro per il mondo, dall'Australia alla Danimarca, sarebbero finiti nel mirino «circa 90 obiettivi notificati da WhatsApp» che sarebbero stati spiati, ma «rappresentano probabilmente una frazione del numero totale di casi Paragon». E aggiunge che in quelli «già esaminati, c'è un modello preoccupante e familiare che prende di mira gruppi per i diritti umani, critici del governo e giornalisti».
In Italia il più «spiato» sarebbe stato Caccia, con 7 tracce, fra dicembre 2024 e gennaio 2025. «Utilizzano sempre il condizionale - spiega l'esperto cyber - Ci sono tanti sospetti, che rendono verosimile la narrativa, ma ben poche prove». Sul direttore di Fanpage, il laboratorio canadese, non è stato in grado di trovare l'infiltrazione del programma spia di Paragon. Per Casarini c'è una sola traccia il 23 dicembre 2024. E in relazione ad una notifica di Meta del febbraio 2024 si è trattato «probabilmente di una diversa tecnologia di sorveglianza».
Anche nel caso di David Yambio, sodale del gruppo Mediterranea, che ha fondato in Italia l'associazione Rifugiati in Libia, non si riesce a
stabilire la paternità di Paragon. «È stato fatto un tentativo di infettare il dispositivo del signor Yambio - si legge - non possiamo ancora stabilire un collegamento tecnico conclusivo e un particolare tipo di spyware».
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