Trump verso il processo "Mi candido comunque"

La procuratrice rifiuta l'offerta di accordo. Rischio di incriminazione per frode fiscale

Trump verso il processo "Mi candido comunque"
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New York. Nuovi guai giudiziari all'orizzonte per Donald Trump, che ora rischia di essere citato in giudizio per frode fiscale. L'ex presidente americano ha proposto un accordo tramite i suoi legali per risolvere l'inchiesta civile sulla Trump Organization, la holding di famiglia, ma la procuratrice generale di New York Letitia James ha respinto l'offerta, spianando la strada per un eventuale processo. Inoltre James, secondo tre fonti informate del New York Times, sta anche considerando di citare in giudizio almeno uno dei tre figli adulti del tycoon, Ivanka, Eric e Donald Jr, che sono stati tutti dirigenti della società. «Ci saranno problemi mai visti in questo paese» nel caso in cui venissi incriminato, ha avvertito lo stesso Trump alla trasmissione radiofonica conservatrice di Hugh Hewitt, ma precisando che le sue parole non vanno lette come un «incitamento». «Sto solo dicendo la mia opinione», ha aggiunto, assicurando però che l'incriminazione «non mi vieterebbe di correre ancora» per la Casa Bianca. Tecnicamente le due parti potrebbero ancora raggiungere un accordo, ma non vi è alcuna indicazione che un tale scenario si possa concretizzare a breve. La procuratrice generale, considerata una delle principali antagoniste dell'ex presidente, si è concentrata sulla possibilità che Trump abbia gonfiato il valore dei suoi asset con il fisco e gli istituti di credito per spuntare condizioni finanziarie migliori. The Donald, da parte sua, ha sempre definito l'indagine una caccia alle streghe motivata politicamente. Dal 2019 il tycoon ha affrontato indagini penali e civili sulle sue pratiche commerciali presso la Trump Organization relative al periodo precedente il suo ingresso alla Casa Bianca, e il mese scorso è stato interrogato e si è appellato al Quinto Emendamento rifiutando di rispondere alle domande. «Ho rifiutato di rispondere in base ai diritti che sono concessi a ogni cittadino dalla Costituzione degli Stati Uniti», ha poi spiegato in una lunga dichiarazione negando le irregolarità e accusando il governo Usa di averlo preso di mira ingiustamente. La deposizione è avvenuta peraltro in un momento particolarmente delicato, solo un paio di giorni dopo il blitz dell'Fbi nella sua residenza di Mar-a-Lago, in Florida. Ora, se Trump va a processo e perde, un giudice potrebbe imporre sanzioni pecuniarie e limitare le sue operazioni commerciali a New York, il tutto durante la sua potenziale campagna elettorale per le presidenziali del 2024. E se c'è chi pensa che questo potrebbe costituire un ostacolo alla corsa, c'è anche chi vede le numerose inchieste in cui è coinvolto come un vantaggio, in caso riesca ad usarle a suo favore polarizzando ancora di più il suo elettorato. Nel frattempo, è emerso che nelle primarie repubblicane per il voto di Midterm hanno vinto il 92% dei candidati da lui appoggiati. Trump ha dato il suo endorsement in quasi 200 gare in 39 dei 50 Stati Usa, dal Senato alla Camera e alla carica di governatore: un numero molto alto rispetto alle elezioni di metà mandato del 2018, quando supportò meno di 90 candidati per le stesse posizioni.

L'esito di numerose competizioni era sicuro in partenza, visto che 54 dei candidati supportati dal tycoon non avevano rivali, mentre il 74% si ricandidavano dopo aver già vinto il loro seggio nelle ultime elezioni. Nelle gare senza candidati «uscenti», invece, gli uomini di Trump hanno vinto nell'83% dei casi, mentre in quelle dove il vincitore doveva affrontare un dem che si ricandidava hanno avuto sempre successo.

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