Truppe Nato stabili ai confini est della Nato. "È la nuova normalità per la sicurezza europea". E la Finlandia si avvicina

Il segretario generale Stoltenberg: "Trasformazione fondamentale". Le nuove sfide globali e il sostegno che la Cina sta offrendo alla Russia. Helsinki verso la fine della neutralità

Truppe Nato stabili ai confini est della Nato. "È la nuova normalità per la sicurezza europea". E la Finlandia si avvicina

Nato e Ue uniti e solidali con il popolo ucraino. Che continueremo a sostenere di comune accordo, ha detto ieri Jens Stoltenberg. Il segretario generale dell'Alleanza Atlantica non si riferiva solamente al flusso ormai imponente di armamenti dall'intero Occidente (sono arrivati perfino dei carri armati dalla lontana Australia) verso Kiev: Stoltenberg ha annunciato che è in corso l'elaborazione di piani per lo schieramento ai confini orientali della Nato di una presenza militare difensiva permanente.

Si tratta di una svolta strategica di prima grandezza. L'alleanza militare occidentale dimostra così in primo luogo l'intenzione di trarre conseguenze concrete da quella che Stoltenberg definisce «una nuova normalità per la sicurezza europea», cioè il manifestarsi di una nuova minaccia russo-cinese, e in secondo luogo conferma di sapersi adeguare in tempi rapidi ai cambiamenti. La trasformazione fondamentale della Nato di fronte alle azioni aggressive della Russia di Putin, chiarisce il suo segretario generale, prescinde dall'esito finale della guerra in Ucraina, perché le conseguenze di questa sulla nostra sicurezza ci sono già state e richiedono una risposta che deve concretizzarsi in un rapido adattamento a nuove sfide. Sfide che per la prima volta, come Stoltenberg ha precisato, includono il ruolo di sostegno che la Cina offre alla Russia.

Putin otterrà dunque l'esatto contrario di ciò che si era ripromesso con la sua aggressione all'Ucraina e con le sue minacce all'Europa, reiterate e meglio esplicitate in questi giorni dal suo consulente Sergei Karaganov («la nostra è una guerra all'Occidente, potremmo attaccarvi») e dal giornalista di regime Vladimir Soloviov. Non la divisione tra alleati occidentali ed europei, bensì una loro maggiore coesione, e non una timorosa ritrosia rispetto al sostegno politico e all'invio di armi all'Ucraina di Zelensky, ma piuttosto un rapido formarsi della consapevolezza di una grave minaccia e della conseguente necessità di farvi fronte anche militarmente.

Un altro aspetto del fallimento strategico di Putin è il rapido avvicinamento della Finlandia alla Nato. Nonostante le aperte minacce russe di reazioni «anche militari» in caso di richiesta di adesione, la premier Sanna Marin è intenzionata a fare un annuncio potenzialmente storico entro poche settimane. La fine della «finlandizzazione», la neutralità imposta a Helsinki dalla Russia dopo il 1945 in cambio della pace, sarebbe un colpo duro per Putin, che ancora in questi giorni ha cercato di intimidire i finlandesi con attacchi hacker ai siti web del governo e con un breve sconfinamento nello spazio aereo di un aereo russo. Ma la Marin non demorde, e i suoi ministri degli Esteri e della Difesa confermano che i colloqui con emissari Nato sono in fase avanzata: la preoccupata Finlandia potrebbe entrare nell'Alleanza Atlantica già nella prossima estate, o al massimo entro un anno. Ennesima dimostrazione di come sia l'atteggiamento arrogante di Mosca verso Paesi pacifici a provocare l'espansione della Nato verso Est.

A proposito del flusso di armi occidentali sempre più potenti verso l'Ucraina, è chiaro che il loro arrivo giocherà un ruolo fondamentale nell'atteso scontro sul campo nell'est del Paese.

È vero che dal cielo è stato già avvistato un convoglio di mezzi russi lungo 12 chilometri diretto nella zona di Kharkiv, ma non va dimenticata la fine che fece il mese scorso quello famoso cinque volte più lungo diretto a Kiev, decimato da armi anticarro meno efficaci di quelle in arrivo dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna. È certo che ogni giorno che passa può dunque giocare a vantaggio degli ucraini in una battaglia che potrà essere decisiva per le sorti dell'intero conflitto.

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