Atene. Un calcio alla distensione la doppia condotta del presidente turco Receyp Tayyip Erdogan che, da un lato minaccia di espellere dieci diplomatici che chiedevano la liberazione dell'imprenditore Osman Kavalas e, dall'altro, non fa passi avanti verso i principi democratici per entrare nell'Ue. Per questo, l'annuale report della Commissione boccia in toto la Turchia.
Il presidente turco ha chiesto l'espulsione degli ambasciatori di dieci paesi, tra cui Stati Uniti, Germania e Francia, che hanno spinto per la liberazione dell'imprenditore in carcere da ottobre 2017 per accuse sul fallito tentativo di golpe del 2016 e alle proteste antigovernative di Gezi Park del 2013. Il 64enne nega le accuse di Erdogan, che lo dipinge come la «gamba turca» del miliardario e filantropo statunitense George Soros, ispiratore - secondo il leader turco - delle insurrezioni di piazza.
«La Corte europea dei diritti dell'uomo ha deciso. Vogliono quasi condannare la Turchia per questo residuo di Soros chiamato Kavalas ha tuonato Erdogan a margine del suo tour commerciale in Africa - Perché i 10 ambasciatori dovrebbero fare questa dichiarazione? Coloro che difendono questo residuo di Soros stanno cercando di liberarlo. Ho detto al ministro degli Esteri che non potevamo permetterci di ospitarli nel nostro Paese. Come puoi provare a insegnare una lezione del genere in Turchia? Chi sei? Dicono di lasciare Kavalas. Stai rilasciando terroristi, assassini nei tuoi stessi paesi». Nel frattempo però Kavalas è stato assolto dalle accuse relative alle proteste del 2013, ma la sentenza è stata ribaltata quest'anno e sommata alle accuse relative al golpe farlocco.
Proprio in questo giorni Bruxelles ha inferto un duro colpo alle policies erdoganiane. Il sunto è che il paese non rientra nell'Ue, almeno per ora, per una serie di deficienze rilevanti in tutti i settori cardine: dalla democrazia alla libertà di stampa, al rispetto per leggi e trattati internazionali (Cipro, donne). La Commissione Ue critica il fatto che i poteri speciali delle autorità statali abbiano una forte influenza sulla democrazia e sui diritti fondamentali. Il paese è anche accusato di continue pressioni sulla società civile e sui sindaci di opposizione, senza dimenticare gli attacchi deliberati contro leggi e trattati internazionali, come quelli che delimitano i confini nell'Egeo, che Erdogan contesta perché punta al gas lì presente.
L'esempio cipriota è illuminante: secondo il report, la Turchia ha interrotto le sue attività illegali di esplorazione di idrocarburi nelle zone marittime della Grecia e di Cipro. Tuttavia all'inizio di ottobre, le navi da guerra turche hanno impedito alla nave Nautical Geo di condurre un'indagine nella zona economica esclusiva di Cipro e la Turchia ha emesso un Navtex per condurre indagini sismiche che avrebbero compreso parti della Zee di Cipro. Inoltre la Turchia ha continuato a intraprendere azioni volte a modificare lo status della città recintata di Varosha, situata nella zona occupata dai turchi, con decisioni unilaterali inaccettabili che vanno contro le risoluzioni 550 (1984) e 789 (1992) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. L'Ue, si legge, ha fermamente condannato le iniziative unilaterali della Turchia e chiesto il capovolgimento delle misure intraprese su Varosha da ottobre 2020.
Se da un lato appare evidente che non si può immaginare di azzerare il dialogo con Erdogan, per una serie di ragioni geopolitiche e commerciali, dall'altro la Commissione Ue ha messo finalmente dei paletti su principi non negoziabili.
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