La Turchia non si ritira, anzi si allarga. "Le isole greche? Giusto invaderle"

Erdogan vuole estendere l'esplorazione di gas e minaccia Atene. Ma la Francia muove la flotta e gli sceicchi mandano gli aerei

La Turchia non si ritira, anzi si allarga. "Le isole greche? Giusto invaderle"

Altro che marcia indietro, così come chiesto da Berlino e Bruxelles ad Ankara. Il rischio di un incidente nell'Egeo aumenta esponenzialmente: la Turchia annuncia di voler estendere l'esplorazione del gas nel Mediterraneo orientale. Un altro Navtex fino al 12 settembre, mossa che la Grecia definisce «illegale» mentre da Erdogan partono nuove dichiarazioni incendiarie: «Il tempo delle potenze coloniali è finito. Crediamo in questa nuova era, gli alleati della Turchia aumenteranno gradualmente». Ad aumentare, invece, sono i partner di Atene in questa partita che qualcuno vorrebbe anticipare a prima delle elezioni americane: dopo Tel Aviv e Il Cairo, ecco l'accoppiata Parigi-Abu Dhabi schierarsi con la Grecia.

Emmanuel Macron ha fatto partire per il Mediterraneo la portaerei Charles de Gaulle, accompagnata da fregate e sottomarini, e punta anche a vendere 18 caccia Rafale ad Atene. Gli Emirati Arabi Uniti dopo l'Accordo di pace con Israele che riveste un peso specifico anche per tutti i paesi a cavallo tra l'euromediterraneo e il Medio Oriente, intende rafforzare il dialogo con Atene: lo ha confermato al telefono al primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis, lo sceicco Mohamed bin Zayed Al Nahyan, principe ereditario di Abu Dhabi e vice comandante supremo delle forze armate degli Emirati Arabi Uniti. Già ai tempi del lockdown Covid i due leader avevano avuto modi di interfacciarsi: gli Eau infatti avevano fornito assistenza medica alla Grecia, mentre nelle ultime settimane da Abu Dhabi sono giunti nell'Egeo i caccia F-16 per dare manforte all'Aeronautica greca contro le provocazioni turche.

L'ultima in ordine di tempo è di ieri: il quotidiano filogovernativo Yeni afak sostiene che la Turchia abbia ora il diritto di invadere le isole greche di Kastelorizo e Rodi, a causa del trasferimento delle truppe greche. Selami Kuran, docente di diritto internazionale dell'Università di Marmara scrive che «se gli sforzi politici e diplomatici falliscono, può adottare le misure necessarie in virtù del diritto legale di difesa previsto dall'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite. Può neutralizzare gli elementi militari uno per uno in aria, mare e terra».

Secondo fonti militari ateniesi, però, il problema tocca anche la capacità marittima e navale turca: negli ultimi mesi sono stati richiamati i cosiddetti «vecchietti del Bosforo», ovvero piloti non più giovanissimi vista la scarsità delle nuove leve in Turchia, i cui F-16 sono costantemente braccati dai Mirage greci. Stesso schema per le fregate e i sottomarini di Ankara, che stanno ingaggiando una vera e propria battaglia sotterranea con i mezzi ellenici. Uno dei quali, il sottomarino Papanikolaos, si dice abbia tranciato i cavi che la nave di ricerca Orus Reis stava poggiando in mare senza le necessarie autorizzazioni.

Insomma la tensione è altissima nell'Egeo e non hanno trovato ascolto le reiterate richieste di de-escalation da parte del governo tedesco che nel frattempo dovrebbe iniziare a consegnare i primi 2 dei 6 sottomarini acquistati dalla Turchia.

La partita però non è limitata all'Egeo, ma investe anche un quadrante strategico come il versante mediorientale: oggi Macron sarà a Baghdad e anche nel Kurdistan iracheno, sottolineando ulteriormente il peso specifico delle controversie turco-francesi.

Non va dimenticato che nel giugno scorso una fregata francese impegnata nella missione Irini che cercava di perquisire una nave che trasportava armi turche in Libia, venne minacciata dalle navi militari di Erdogan che scortavano il cargo.

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