Turchia, retata contro l'Isis-K: 147 arresti

Il blitz dopo il passaggio di due dei terroristi di Mosca. In Francia innalzato il livello di allerta

Turchia, retata contro l'Isis-K: 147 arresti
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Maxi retata di 147 sospetti seguaci dello Stato islamico in Turchia, hub logistico e di appoggio dei terroristi che sognano il Califfato. Shamsidin Fariduni e Saidakram Rajabalizoda, due degli arrestati tajiki per la strage di Mosca, sono transitati sul territorio turco.

Il primo è arrivato a Istanbul il 20 febbraio e ha lasciato il paese il 2 marzo per raggiungere la Russia. Il secondo è entrato in Turchia il 5 gennaio rimanendo anche lui fino al 2 marzo. I terroristi hanno soggiornato in un alberghetto del distretto di Fathi zona preferita dai radicali islamici. Nella stessa zona sono state affittate case «sicure» per ospitare manovalanza jihadista che arriva dalle ex Repubbliche sovietiche dell'Asia centrale. «Nell'ambito dell'operazione contro lo Stato islamico, 147 persone sono state arrestate con l'accusa di legami con l'organizzazione terroristica», ha scritto il ministro dell'Interno turco Ali Yerlikaya sul suo account X. «L'operazione - ha aggiunto - è stata condotta contemporaneamente in 30 province e ha portato al sequestro di una quantità significativa di documenti e dispositivi» dell'Isis.

La Turchia è un hub logistico dei terroristi per ottenere documenti, soldi e dettagli dei piani operativi. L'ultima cellula voleva colpire i consolati di Svezia e Olanda come rappresaglia per la profanazione del Corano. Altri due terroristi hanno preso d'assalto una chiesa cattolica di Istanbul uccidendo un fedele. Poi le armi hanno fatto cilecca. Il ministro dell'Interno turco conferma che da aprile dello scorso anno ad oggi sono state lanciate «1.329 operazioni contro lo Stato islamico con 2.919 persone fermate» durante le retate. L'autorità giudiziaria ha convalidato l'arresto di 692 sospetti terroristi.

La Turchia è un trampolino di lancio, ma l'obiettivo rimane l'Europa. Un attentato jihadista al mese viene sventato in Francia che ha innalzato il livello di allerta. Il timore è che le Olimpiadi di luglio a Parigi finiscano nel mirino dei terroristi islamici. E l'Isis Khorasan, la costola afgana del Califfato, che rivendica la strage di Mosca, ha già cercato di colpire in mezzo continente. Un rapporto dell'Onu di gennaio metteva in guardia sulle cellule del terrore: «Alcuni individui del Caucaso settentrionale e dell'Asia centrale in viaggio dall'Afghanistan e dall'Ucraina, verso l'Europa rappresentano un'opportunità per l'Isil-K (nome diverso per lo Stato islamico afghano nda) che cerca di proiettare attacchi violenti» nel vecchio continente. Il rapporto conclude che ci sono prove di «trame operative attuali e non completate sul suolo europeo condotte dall'Isil-K».

Ieri la Guardia civile spagnola ha arrestato a Barcellona l'ultimo jihadista legato allo Stato islamico. Attraverso profili social diffondeva e traduceva contenuti jihadisti sulle attività terroristiche in diversi scenari e materiale per la fabbricazione di esplosivi. Un altro paese nel mirino è la Germania. «Il pericolo del terrorismo islamista rimane acuto», ha ammesso Nancy Faeser, ministro dell'Interno tedesco. Lo scorso luglio Germania e Olanda hanno arrestato sette tajiki, turkmeni e kirghizi arruolati dalla costola afgana del Califfato che preparavano attacchi sul suolo tedesco.

Tre terroristi sono finiti in manette per lo sventato attentato di Capodanno alla cattedrale di Cologna. Il raid era collegato all'individuazione di una cellula dell'Isis in Austria sempre collegata allo Stato islamico afghano.

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