Errare è umano, perseverare diabolico. Mentre l'Emilia-Romagna scava nel fango, dai cassetti delle procure riemergono vecchie storielle di soprusi edilizi, case pericolanti, edifici allagati di cui si era già occupato il Giornale. Ora, sull'alluvione che si è abbattuto in Romagna c'è poco da dire e molto da fare, anche se come stessero le cose lo si sapeva da tempo: c'entra il meteo, la particolare conformazione del territorio, la siccità ma anche la sciagurata pressione ambientalista per le mancate pulizie e le scarse manutenzioni degli argini.
Ma la politica non può chiamarsi fuori del tutto. Perché l'impatto della cementificazione in qualche caso spregiudicata è stato sottovalutato. Nel 1999, nel Riminese, alcuni tecnici tra cui l'ingegner Mauro Vannoni, al tempo sindaco Pd di Sant'Arcangelo di Romagna, furono rinviati a giudizio per «falso in atto pubblico» e «falsa testimonianza». Un palazzo di via Zandonai nel quartiere Viserba di Rimini si inclinò di 20 centimetri. I condomini fecero causa all'ex Genio civile per danni e denunciarono l'errore commesso nel rilascio delle autorizzazioni sismiche. La Finanza andò a vuoto a caccia del certificato, poi saltò fuori una copia, senza data né protocollo, firmata da Vannoni e dall'ingegner Alberto Amati, funzionario dell'ex Genio civile. Tutti assolti in sede di udienza preliminare (arrivata solo nel 2010) sebbene - come scrive il gup - la «artata alterazione del documento è in sé idonea a integrare l'elemento materiale del delitto di falso in atto pubblico», ascritto agli imputati ma prescritto. Nella sentenza emerge la strana situazione di «auto favoreggiamento personale degli imputati», che per cercare di farla franca dovevano «necessariamente affermare le circostanze di quel fatto».
Vannoni, già responsabile del Servizio difesa del suolo della Regione, diventò fino alla pensione responsabile dell'Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la Protezione civile per la Romagna, zona epicentro dell'alluvione. È giusto mettere chi era stato sfiorato da questi sospetti in un ruolo chiave? Qualcuno al tempo aveva sollecitato la Regione a vigilare, visto che secondo il codice di comportamento dei dirigenti Vannoni era tecnicamente licenziabile.
Nei giorni scorsi Vannoni è stato nuovamente assolto per gli allagamenti del febbraio 2015, quando le case di Sant'Arcangelo e Bellaria furono seriamente danneggiate per l'esondazione del fiume Uso, dovuto in parte anche alla mareggiata di quei giorni. Due famiglie furono salvate grazie al gommone dei vigili del fuoco.
Per la Procura decisivo per l'esondazione fu il diniego ad alzare le paratie del tratto fluviale e la scarsa manutenzione. A salvare Vannoni fu una delibera della Regione nella quale si specificava che i lavori non erano stati realizzati per mancanza di fondi, e a quanto risulta al Giornale la situazione non è cambiata di molto.
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