"Tweet con la Z? Lo rifarei". Petrocelli non si pente

Il pentastellato Petrocelli non rinnega il tweet della discordia con la Z filorussa. E dopo l'ok della Giunta alla sua estromissione attacca: "Vendetta politica contro di me. Abbandonato dai 5S"

"Tweet con la Z? Lo rifarei". Petrocelli non si pente

Il tweet con la Z maiuscola? Sì, Vito Petrocelli lo rifarebbe. Il senatore pentastellato finito nella bufera per le sue posizioni filorusse non rinnega nulla. Nemmeno ora che la Giunta per il regolamento del Senato ha spianato la strada alla sua esclusione dalla presidenza della commissione Affari Esteri. Mentre la tempesta si abbatte su di lui, il grillino non molla e definisce quel suo messaggio social una provocazione. "Sì lo rifarei. L'ho fatto per provocare una situazione stagnante in cui tanti altri, persone normali, non vogliono aderire a una campagna di massificazione unificata. Sono tempi in cui essere moderati probabilmente serve a poco", dice il parlamentare, senza alcun ripensamento.

Il tutto, peraltro, avviene in una situazione paradossale. Su Petrocelli, infatti, si stanno scatenando le reazioni indignate della politica, mentre il diretto interessato continua a rifiutarsi di farsi da parte. Intanto, nel Movimento Cinque Stelle si consuma un'incomprensibile commedia: il senatore tarantino, infatti, risulta ancora tra le fila del partito guidato da Giuseppe Conte, nonostante quest'ultimo avesse promesso provvedimenti immediati e senza condizioni nei suoi confronti. Una situazione che sta creando più di qualche imbarazzo anche tra gli stessi pentastellati, mentre il parlamentare sbertuccia il proprio gruppo, definendo il posizionamento dei 5S sulla guerra "molto altalenante, propagandistico ed elettorale".

"Non ho mai ricevuto nessuna notifica di espulsione, a tutti gli effetti faccio parte del Movimento 5 stelle, non l'ho ricevuta né io né dal presidente Casellati, che dovrebbe disporre in automatico il mio passaggio al gruppo Misto", ha confermato lo stesso senatore ai cronisti, dichiarandosi abbandonato dai grillini dopo lo scioglimento della commissione votato dalla Giunta del regolamento del Senato. "Mi pare che il programma del 2018 del movimento sia scomparso", ha aggiunto, tirando una nuova bordata ai vertici pentastellati.

Nello specifico, tornando a tirare la giacchetta al leader del Movimento, il senatore ha affermato: "Conte mi aveva annunciato l'espulsione già pochi giorni prima del mio voto contrario alla fiducia, mi pare fosse il 3 aprile. Aveva detto che così facendo 'Petrocelli si pone automaticamente fuori dal Movimento'...". E intanto all'ex premier tocca incassare il colpo, forse in attesa di una resa dei conti ormai non più procrastinabile.

Quanto alla decisione della Giunta, il grillino dissidente ha sottolineato che era "nell'aria", denunciando una "vendetta politica" nei suoi confronti per aver votato no all'invio delle armi in Ucraina.

Sul tema, Petrocelli è ancora oggi irremovibile, come lo è nella sua determinazione a non demordere sul fronte della commissioni Affari Esteri: "Ho ho intenzione di fare ricorso alla Corte costituzionale, ma lo farò se me lo consiglierà il mio legale, se ne varrà la pena".

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