Uccide la ex all'ultimo incontro "Martina lo aveva lasciato"

La 34enne aveva chiesto di vederlo al ristorante temendo la sua reazione: "Si è rifugiata in bagno". Lui le ha sparato

Uccide la ex all'ultimo incontro "Martina lo aveva lasciato"

Roma. Doveva essere un incontro, l'ultimo, per una storia finita da tempo. Aveva scelto di vederlo in un ristorante, Martina Scialdone, un'avvocata 34enne, proprio per paura di una sua reazione. Fra lei e l'ex, Costantino Bonaiuti, 61 anni, sindacalista dell'Enav, l'Ente nazionale aviazione civile, nel corso della serata di venerdì le cose vanno sempre peggio. Parole grosse, urla. Tanto che dai responsabili del ristorante «Brado» di via Amelia i due vengono addirittura «invitati» ad andarsene.

«Quando Martina si è resa conto che le cose si stavano mettendo male - racconta un'amica di famiglia - si è chiusa in bagno e ha chiamato il fratello che si è precipitato da lei». Ma anche da lì la donna viene costretta a uscire. Una volta in strada l'assassino estrae una pistola e le spara più colpi in pieno petto. Qualcuno, solo allora, chiama il 112. L'uomo, un italo-etiope sindacalista di AssiVolo, fugge. «È morta fra le braccia del fratello - racconta ancora l'amica di famiglia -. Poveri ragazzi, il padre se l'è portato via un brutto male quando lei era all'università. Adesso la madre e il fratello sono disperati». L'assassino si allontana portando via l'arma. Quando arrivano sul posto le volanti, con gli agenti della squadra mobile e i sanitari del 118, per la penalista non c'è nulla da fare. Pochi minuti ancora e i poliziotti intercettano il killer, ancora in auto, nel quartiere dove vive, Fidene-Colle Salario, e lo ammanettano. In casa Bonaiuti ha più di una pistola semiautomatica, anche se non possiede nessuna licenza. Armi tutte dichiarate ma per uso sportivo: Bonaiuti frequenta il poligono di tiro di Tor di Quinto, chiuso da quando Claudio Campiti, 57 anni, dopo aver sottratto dall'armeria una calibro 45 con 180 proiettili, uccide quattro donne durante un'assemblea condominiale. «Nelle case italiane ci sono migliaia di arsenali che nessuno conosce - spiega Vincenzo Del Vicario, presidente nazionale del Savip, il sindacato delle guardie giurate -. Basta iscriversi a un poligono, nascondere dei proiettili di quelli acquistati per il tiro a segno, e andarsene via. Il progetto per un sistema informatizzato, un data base, sulle armi si è arenato anni fa nonostante siano stati spesi 3 milioni di euro». Il pm del pool antiviolenza della Procura ha aperto un fascicolo per omicidio di primo grado e disposto l'esame autoptico della donna. Bonaiuti, in stato di fermo, è accusato di omicidio volontario aggravato e porto abusivo d'arma da fuoco.

Iscritta da due anni all'Ordine degli avvocati di cui era consigliera, la Scialdone lavorava in uno studio di via Panama, ai Parioli. Sotto choc i suoi colleghi. «L'avevo sentita la sera stessa - racconta l'avvocato Giulio Micioni -, era serena come sempre. Due giorni prima avevamo festeggiato il mio compleanno con gli altri colleghi».

La seconda vittima di femminicidio in Italia dall'inizio dell'anno. Il primo, il 4 gennaio a Pontedecimo di Genova, è quello di Giulia Donato, uccisa a colpi di pistola dall'ex, Andrea Incorvaia, guardia giurata, che poi si toglie la vita.

«Un fenomeno inarrestabile - dice il presidente di Telefono Rosa, Maria Gabriella Carnieri Moscatelli - e nulla viene messo in campo per contrastarlo». Nel 2022 delle 122 donne assassinate, 100 sono state uccise in ambito familiare, di queste 59 hanno trovato la morte per mano del marito, ex marito, fidanzato o ex compagno.

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