Nel processo sono i genitori dell'assassino e della vittima. Un posizione difficile e delicata quella di Antonella Zarri e Graziano Scagni, mamma e papà di Alice, uccisa a coltellate in strada dal fratello maggiore Alberto, a Genova, il primo maggio del 2022. Nel processo in corso davanti alla Corte d'Assise della città ligure avevano già denunciato di sentirsi messi da parte, imbavagliati. Tanto da rinunciare alla costituzione di parte civile.
Ora che la Procura ha chiesto l'archiviazione per i due poliziotti e il medico della Salute mentale - indagati nell'ambito dell'inchiesta parallela sulle presunte omissioni che avrebbero portato alla tragedia dopo che loro avevano chiesto invano aiuto per quel figlio sempre più instabile e fragile - si sentono messi sotto accusa come genitori. Ad essere indagati, per omissione d'atti d'ufficio, omessa denuncia e morte come conseguenza di altro reato, erano la psichiatra della Asl3 alla quale i genitori di Alberto avevano chiesto invano di ricoverare il figlio e i due poliziotti che gestirono senza attivarsi le telefonate disperate dei genitori preoccupati per le minacce del giovane poche ore prima che uccidesse la sorella. La Procura ha ritenuto di non dover procedere perché, nonostante le tante telefonate, non è mai stata presentata una denuncia e questo avrebbe impedito di valutare la pericolosità della situazione: i due operatori del 113 non avrebbero inviato una volante di soccorso perché al momento della chiamata Alberto non era sotto casa e dunque non c'era alcun pericolo per l'incolumità delle persone, mentre il medico non avrebbe avuto elementi per poter effettuare una diagnosi, dal momento che al telefono i genitori avevano denunciato solo elementi antisociali, nulla che facesse ravvisare sintomi psichiatrici che suggerissero un intervento di urgenza.
La mamma e il papà dei due ragazzi non ci stanno. «Siamo stati messi sotto accusa noi genitori per quanto accaduto. Forse ne siamo responsabili. Ci è sembrato naturale cercare di proteggere i nostri figli e noi stessi, cercando di chiedere aiuto alle istituzioni. Nei giorni precedenti l'omicidio abbiamo tentato di contattare 60 volte il centro di Salute mentale per l'impressionante progressione della malattia mentale di nostro figlio. Abbiamo più volte chiamato il 113 perché spaventati dal degenerare inesorabile della situazione». Ma nessuno fece niente e Alice venne massacrata con 19 coltellata dopo essere scesa in strada a portare a spasso il cane. «Io ho chiesto invano aiuto allo Stato e dallo Stato sono stata accusata insieme a mio marito. Ma cosa è lo Stato? Siamo colpevoli solo io e mio marito», continua la madre.
Mamma e papà Scagni, assistiti dall'avvocato Fabio Anselmo, faranno opposizione alla richiesta di archiviazione. Sarà poi il giudice per le indagini preliminari a fissare una udienza al termine della quale deciderà se accogliere la richiesta, respingerla o disporre nuovi approfondimenti investigativi.
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