Si fa presto a parlare di «errore». E anche ad assumersi la responsabilità dello stesso. Perché quando un «errore» porta all'uccisione di 7 persone innocenti e incolpevoli, allora alzare la mano e chiedere scusa non basta per chiuderla lì, nemmeno in un contesto di guerra. L'errore dell'esercito israeliano è stato imperdonabile. A essere colpito è stato un convoglio su cui viaggiavano sette operatori umanitari dell'ong World Central Kitchen che sono rimasti tragicamente uccisi. «Un tragico errore», «colpiti non intenzionalmente», spiegano da Israele. Ma l'ennesima strage di innocenti contribuisce ad ampliare la distanza tra lo Stato Ebraico e il resto del mondo.
Secondo quanto ricostruito, un drone dell'esercito israeliano ha sparato ripetutamente al convoglio di Wck, perché i soldati hanno pensato che a bordo ci fossero terroristi armati. A colpire un drone Hermes 450 che ha lanciato tre missili in rapida successione non lasciando scampo agli occupanti del veicolo, il cui mezzo sul tetto indicava chiaramente che si trattava di un'ong. «Le Forze di Israele hanno colpito involontariamente persone innocenti nella Striscia di Gaza», ha ammesso il primo ministro Benjamin Netanyahu. «Può succedere in guerra, verificheremo fino in fondo i fatti e faremo di tutto affinché ciò non accada più», ha aggiunto in maniera un po' semplicistica. Mea culpa da parte del portavoce dell'Idf Daniel Hagari. «Come esercito professionale impegnato nel rispetto del diritto internazionale, ci impegniamo a esaminare le nostre operazioni in modo approfondito e trasparente. Esprimo sincero dolore», ha detto. Più chiaro invece il capo dello Stato Isaac Herzog, che ha chiamato José Andrés, il famoso chef ispano-americano che dirige il gruppo umanitario Wck, per esprimere il suo «profondo dolore e le sue sincere scuse per la tragica perdita di vite umane». Ma contro Israele si leva un coro di accuse unanime, a partire dalla stessa ong che da tempo di adopera per fornire cibo e aiuti ai civili di Gaza. «Non è solo un attacco contro Wck, è un attacco alle organizzazioni umanitarie che si presentano nelle situazioni più terribili, dove il cibo viene usato come arma di guerra. È imperdonabile. I nostri movimenti erano coordinati con le Idf», denuncia Erin Gore, ad dell'organizzazione, di recente a Gaza per aiutare nella distribuzione dei pasti arrivati grazie al porto provvisorio a Gaza City. Lo stesso chef Andrés ha attaccato duramente Israele. «Il mio cuore è spezzato. Il governo israeliano deve fermare queste uccisioni indiscriminate, smettere di limitare gli aiuti, uccidere civili e operatori umanitari e usare il cibo come arma».
La tragedia, oltre a indignare e a mettere ulteriormente all'angolo Israele, provocherà da subito un altro problema per nulla secondario. Wck ha comunicato che, almeno per il momento, abbandonderà le operazioni di aiuto nella Striscia. Le tre navi e la chiatta partite sabato per portare aiuti umanitari a Gaza, nella seconda missione di Open Arms e WCK hanno fatto ritorno a Cipro. Stesa scelta da parte di American Near East Refugee Aid, altra Ong in prima linea. Da sole Anera e Wck forniscono circa 2 milioni di pasti a settimana a Gaza e questo dato fornisce la misura del disastro che ne seguirà. Anche gli Emirati Arabi hanno deciso di sospendere l'attività nel corridoio marittimo con Israele che adesso non ha un piano B per la fornitura di aiuti.
Anche per questo, Israele finisce nel mirino internazionale, dagli Stati Uniti alla Ue. «Dovrebbero fare di più per proteggere le vite dei civili innocenti», ha detto il segretario di Stato Usa Antony Blinken. Parla di «partner fondamentale per alleviare le sofferenze della popolazione di Gaza», la presidente della Commisione europea Ursula von der Leyen.
«Scioccato» il premier britannico Sunak, chiede un'indagine urgente dall'Ue Josep Borrell mentre l'Onu sottolinea come non si tratti di «incidente isolato». «Almeno 196 operatori umanitari sono stati uccisi a Gaza dall'ottobre 2023». Giustificarlo come un «errore» e chiedere scusa non può essere sufficiente.
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