Ucraina abbandonata. E la prossima guerra toccherà l'Est Europa

Con Trump finisce il secolo americano. E il regalo a Putin è un assist a Xi per Taiwan

Ucraina abbandonata. E la prossima guerra toccherà l'Est Europa
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Con la telefonata tra amiconi a Vladimir Putin, Donald Trump ha consapevolmente gettato alle ortiche il secolo americano in Europa. I dettagli sconvolgenti di una svolta che ci lascia seminudi (e questa è colpa nostra), davanti a un nemico imperialista e brutale, li ha esposti il suo nuovo segretario alla Difesa Pete Hegseth: la sicurezza dell'Europa non è più una priorità americana, l'Ucraina non entrerà nella Nato né recupererà i suoi legittimi confini, gli Usa non impegneranno truppe né a garanzia dell'Ucraina né per una missione di peacekeeping. Un capolavoro di disimpegno che sembra scritto al Cremlino, e probabilmente è proprio così: Trump ha detto candidamente che «Putin non vuole l'Ucraina nella Nato, e per me è ok».

Ora Putin sa che gli Stati Uniti non solo non difenderanno l'Ucraina da futuri attacchi, ma che accettano la violazione dei trattati che nel 1991 sancirono l'intangibilità dei confini delle Repubbliche post sovietiche: e se vale per l'Ucraina, varrà anche per Lituania, Lettonia ed Estonia, che nel frattempo hanno aderito a Nato ed Unione Europea. La prossima guerra di Putin, ovviamente giustificata con presunte «garanzie per la sicurezza russa», comincerà da lì, per poi allargarsi alla Polonia e agli altri Paesi dell'Europa centro-orientale, sempre in nome di falsi diritti di Mosca e sempre ignorando la volontà dei popoli coinvolti; è lo stile russo, che Trump ignora o finge di ignorare. L'obiettivo di lungo termine è quello teorizzato da Aleksandr Dugin sotto il nome rassicurante di Eurasia: imporre anche all'Europa occidentale la signoria russa, una «sovranità limitata» come ai tempi dell'impero sovietico in quella dell'Est.

Trump non è impazzito, è se stesso. Non è un amico dell'Europa, e non si considera nostro alleato. Gli conviene fingere di esserlo almeno un po', ma è solo una delle sue tante bugie. La sua visione del mondo è l'esatto opposto di quella che prevede un'America nostro alleato e protettore, cui siamo abituati e che credevamo immutabile: Trump non conosce alleati, solo «cagnolini al guinzaglio» (definizione che Putin ha dato dei Paesi europei, e che lui ha fatto volentieri propria) o concorrenti da trattare dall'alto in basso, nel caso dell'Europa da dividere per dominarli. Lo slogan «America First» significa esattamente questo.

A Trump non importa nulla dell'Occidente e men che meno della Nato, che ha già detto di considerare scioglibile: figurarsi dell'Ucraina. Lui ragiona come gli autocrati Putin e Xi Jinping, con cui intende trattare per dividersi il mondo: pugno duro, minacce ai deboli e intese con i forti (gli unici che rispetta) tenendo la pistola sul tavolo. Le minacce alla Danimarca per arraffare la Groenlandia, a Panama per riprendersi il Canale cedutogli con un trattato internazionale, perfino al Canada amico e alleato che vorrebbe annettersi così come quella di «prendersi Gaza» come un Putin qualsiasi non sono boutades per ottenere di più ai tavoli negoziali, ma vanno prese molto sul serio: sarà sempre e solo questo il modus operandi di un uomo che si sente padrone del mondo, oltre che del suo Paese.

Infine: trattando con il rispetto che non merita il criminale di guerra e di pace Putin, piegandosi alle sue pretese escludendo l'Europa dalle trattative sull'Ucraina e chiarendo a Zelensky che s'intenderà con il suo nemico sulla testa del suo popolo, Trump ha compiuto un passo irreversibile.

Ha messo l'America sullo stesso piano di chi non rispetta nessuna regola e trattato. A Pechino stanno prendendo debita nota: l'America non sarà più il difensore dei valori democratici, attaccare Taiwan ne sarà presto l'ovvia conseguenza.

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