Il campo di battaglia, gli aiuti internazionali, le manovre interne. C'è una guerra che senza troppi riflettori va avanti da quasi due anni e sembra ben lontana da una soluzione. La Russia di Putin continua ad attaccare, senza risparmiare obiettivi civili, Kiev cerca di organizzare le difese e studia un contrattacco mentre si scontra con il caos geopolitico mondiale che porta a un inevitabile calo nel flusso degli aiuti.
Le ultime notizie arrivano dal più grande sostenitore dell'Ucraina, e sono in chiaroscuro. Il Senato americano infatti ha approvato un finanziamento di 60 miliardi di dollari per Kiev in un disegno di legge inviato alla Camera (che prevede fondi anche per Israele e Taiwan per un totale di 30 miliardi). Ma l'aiuto rischia di essere solo di facciata, perché i repubblicani che controllano la Camera, fedeli alla linea Trump, hanno già fatto sapere che respingeranno il disegno di legge. Il presidente ucraino Voldymyr Zelensky ha ringraziato il Senato dicendosi grato per il sostegno «mentre lottiamo per la libertà, la democrazia e i valori a noi cari. Per noi in Ucraina, l'assistenza continua degli Stati Uniti aiuta a salvare vite umane dal terrore russo». Ma Mike Johnson, speaker della Camera, spegne l'entusiasmo. «L'America merita di meglio di quanto previsto dal Senato, la Camera dovrà continuare a lavorare secondo la propria volontà su questioni importanti», riferendosi al tema della sicurezza dei confini tanto cara Trump e al suo partito.
Se Washington in qualche modo si chiama fuori, un colpo a Mosca, un altro, potrebbe arrivare invece dall'Europa. Dopo il pacchetto di aiuti varato nonostante Orbàn e l'Ungheria, prende sempre più corpo l'ipotesi di esproprio dei beni della Russia in Ue per poi destinarli all'Ucraina. «Le entrate straordinarie provenienti dai beni immobilizzati dalla Russia e appartenenti ai depositi centrali di titoli dell'Ue saranno accantonate. Questo è un primo passo per renderli disponibili per la ricostruzione dell'Ucraina», ha detto il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel. Di segno opposto, ovviamente, la reazione del Cremlino, con il portavoce Dmitry Peskov che attacca: «L'espropriazione dei beni altrui può rappresentare un duro colpo ai fondamentali economici globali. La Russia difenderà le sue proprietà e perseguirà legalmente chiunque cerchi di violarle».
Nel frattempo, la strategia russa sul campo resta la stessa con attacchi su larga scala anche o soprattutto contro obiettivi civili. Ieri altre cinque persone sono stati uccisi in diversi attacchi. Colpito il villaggio di Kurylivka, vicino a Kupiansk, e la città di Vovchansk. Durissimi attacchi anche nel Kherson dove una donna è stata uccisa nel cortile della sua casa. Nel mirino anche Nikopol. Mosca ha lanciato nella notte 23 droni esplosivi di cui 16 sono stati intercettati. E per la prima volta è stato lanciato un missile ipersonico anti-nave «Zirkon» di cui sono stati ritrovati alcuni detriti. Con una gittata tra 400 e i mille chilometri, gli Zirkon possono volare a una velocità di 9.800 km/h eludendo i sistemi di difesa e sono il fiore all'occhiello dell'arsenale di Putin. E fa discutere la creazione nel Donetsk di una sorta di sbarramento lungo trenta chilometri composto da circa 2.100 vagoni ferroviari, lungo i binari tra Olenivka a Volnovakha seguendo i binari. Soprannominata «il treno dello Zar» e mostrata dalle immagini satellitari, servirebbe sia come trincee che come barriera per un'eventuale offenisiva ucraina. Intanto è polemica sui terminali satellitari Starlink di Elon Musk.
Mentre il magnate, da sempre su posizioni pro-Putin, assicura che «nessuno Starlink è stato venduto direttamente o indirettamente alla Russia», i servizi segreti ucraini avrebbero prove che i russi li avrebbero acquistati in Paesi arabi per poi utilizzarli sul campo di battaglia. Un altro caso aperto tra i tanti sul campo.
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