I Fratelli Musulmani nel cuore dell'Europa. L'islam politico viene eletto a compagno di strada privilegiato, partner di un progetto finanziato dall'Europa, dedicato a diritti e uguaglianza e presentato pochi giorni fa a Milano. Succede anche questo, in un Occidente frastornato e subalterno e lo strumento è ancora una volta il paravento della «islamofobia».
Da un lato, il Parlamento europeo produce documenti teorici che analizzano perfettamente il contesto «ideologico» dell'islamismo: l'intolleranza, il rifiuto dell'uguaglianza fra uomo e donna, del pluralismo, dei valori europei; ma dall'altro lato, per il suo programma «Diritti, uguaglianza e cittadinanza», si affida anche a un'organizzazione controversa come «Femyso», che un'ampia letteratura accademica - citata anche in un'ordinanza del gip di Milano - considera espressione dei Fratelli Musulmani, la casa-madre dell'islam politico, che ufficialmente e tatticamente ha ripudiato l'uso della violenza in Occidente, ma viene bollata come organizzazione terroristica in vari Paesi e pochi giorni fa è stata «bandita» anche in Austria.
A Vienna, il giovane premier Sebastian Kurtz ha da tempo deciso di reagire: «Società parallele, islam politico e radicalizzazione non hanno posto nel nostro Paese» aveva tuonato tre anni fa, sgominando in particolare le associazioni legate alla Turchia. Anche a Parigi il presidente Emmanuel Macron ha una linea simile, e a Strasburgo la Francia si divide (e litiga con il rais turco Recep Erdogan) sul progetto della moschea più grande d'Europa, promosso da «Milli Gorus». A Milano, invece, la stessa sigla avrà un suo centro, ratificato nell'urbanistica del Comune.
Lo stesso Comune ha presentato, pochi giorni fa, questo «piano locale di azione contro l'islamofobia» che è parte integrante del progetto «Meet», finanziato dal programma europeo «Diritti, uguaglianza e cittadinanza» (che vuole favorire fra l'altro l'uguaglianza di genere). Questo «Meet», generosamente sostenuto dall'Ue, a Milano (a detta della presidente della commissione Pari opportunità Diana De Marchi) è già stato illustrato al vicesindaco Anna Scavuzzo, e ha fatto drizzare le antenne all'ex vicesindaco Riccardo De Corato. «In poche parole - ha sintetizzato l'esponente di Fdi - si tratta di un progetto non per studiare il fenomeno della sottomissione della donna nel mondo islamico, bensì come il nostro paese discrimina le ragazze islamiche».
«Meet» sta per «More Equal Europe Together», coinvolge cinque Paesi europei ed è coordinato in Italia da una Fondazione, l'Albero della vita, che proprio in Comune con una delle sue responsabili ha citato fra i nove partner il Femyso, il Forum europeo delle Organizzazioni giovanili islamiche.
Di che si tratta? «Femyso - spiega Lorenzo Vidino, massimo esperto di radicalismo islamico e autore di diversi saggi sul tema, fra i quali il recente Islamisti d'occidente - è il ramo giovanile della Fioe, organizzazione che viene identificata come la struttura pan-europea della Fratellanza dai servizi di mezza Europa e da vari leader della Fratellanza stessa in Medio oriente che, al contrario dei leader di Fioe e Femyso, non negano il legame ma anzi lo ostentano con orgoglio».
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