La Ue minaccia di tagliare 7,5 miliardi di fondi a Orbán

Riduzione del 65% dei finanziamenti legati a tre piani. A rischio pure il Pnrr. Gentiloni: "L'Ungheria agisca"

La Ue minaccia di tagliare 7,5 miliardi di fondi a Orbán

Lo scontro tra l'Unione Europea e l'Ungheria guidata dal sovranista Viktor Orbàn si avvicina a un punto di non ritorno. Dopo il voto dell'Europarlamento che quattro giorni fa aveva bollato Budapest come una minaccia per i valori fondanti dell'Ue, la Commissione Europea ha proposto quello che potrebbe rivelarsi un colpo durissimo per il governo ungherese: il taglio del 65% dei fondi di tre programmi operativi per la coesione (pari a circa un terzo di tutti quelli destinati all'Ungheria) e la possibile successiva sospensione dei fondi del Pnrr. La prima voce vale 7,5 miliardi di euro, la seconda altri 5,8.

Il processo è stato avviato lo scorso 27 aprile e si fonda sulle preoccupazioni espresse dal «governo di Bruxelles» (appunto la Commissione) a proposito di diverse violazioni dello Stato di diritto in Ungheria: sistematiche irregolarità delle procedure di appalto, insufficienti azioni contro il conflitto d'interessi e più in generale carenze di intervento contro la corruzione. Quest'ultima è considerata un male endemico dell'Ungheria di Orbàn, che avrebbe costruito proprio sulla corruzione un metodo antidemocratico di controllo dello Stato. Metodo che avrebbe uno dei suoi pilastri in una magistratura non indipendente dal potere politico, ma anche nell'attacco alle libertà accademiche, religiose e di associazione. Da qui l'accusa europea a Orbàn di aver creato un sistema in cui si tengono le elezioni ma non si rispettano gli standard democratici. Situazione che già nel 2018 aveva portato il Parlamento europeo ad avviare la procedura legata all'articolo 7 del Trattato sull'Unione, che prevede la possibilità di sospendere i diritti di adesione all'Unione stessa in caso di violazione grave e persistente dei suoi principi fondanti.

In quell'occasione il no della Polonia e della Slovenia aveva bloccato il processo. Ora però la decisione della Commissione rappresenta un colpo molto deciso inferto al «sistema Orbàn». Il commissario all'Economia Paolo Gentiloni parla in un tweet di «difesa dello Stato di diritto e protezione del bilancio comune europeo», con le autorità ungheresi «chiamate a rispondere con misure correttive concrete». Il potenziale taglio di finanziamenti europei è assai significativo, e non a caso durante l'estate, prima questo pronunciamento che richiede una conferma del Consiglio Europeo, l'atteggiamento di Budapest, abitualmente bellicoso, è stato insolitamente collaborativo. Orbàn, ben conosciuto per i suoi furbi giri di valzer a mezza via tra Bruxelles e Mosca, ha promesso di attuare le riforme richieste dall'Europa, proponendo quelli che ha definito «compromessi accettabili sulle questioni sensibili». Ovvero 17 misure correttive da trasformare in leggi dello Stato e sulle quali le parti hanno negoziato per mesi. Ma Bruxelles pretende i fatti, sostenendo che il rischio posto al bilancio Ue dalla corruzione ungherese «permane» nonostante gli annunci.

A questo punto si parla di scadenze. Il Consiglio Europeo ha sulla carta un mese per decidere se adottare (a maggioranza qualificata, ossia con il 65% dei voti favorevoli tenendo conto del peso proporzionale di ogni singolo Paese membro) i tagli raccomandati. In realtà i tempi saranno più lunghi: la Commissione ha riconosciuto che le misure proposte dall'Ungheria sono di natura complessa e richiedono tempi lunghi per essere attuate e valutate.

La decisione finale slitterà dunque al 18 dicembre e, anche se Budapest ostenta ottimismo, potrebbe in teoria prevedere perfino un aggravio sulla percentuale di blocco dei fondi qualora Budapest venga dichiarata inadempiente.

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