Ue, Tajani e Salvini d'accordo almeno su Fitto. Manovra: "no" a Quota 41 e "sì" alle minime

La legge di Bilancio è il nuovo terreno di scontro tra Fi e Lega

Ue, Tajani e Salvini d'accordo almeno su Fitto. Manovra: "no" a Quota 41 e "sì" alle minime
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In questo agosto che ha visto fibrillare la maggioranza come forse mai era accaduto prima, Antonio Tajani e Matteo Salvini - i due protagonisti dello scontro sullo Ius scholae - almeno su una cosa pare siano d'accordo: la nomina di Raffaele Fitto a commissario Ue. Il leader della Lega, che forse poteva essere più restio, ha di fatto dato il suo via libera con un endorsement non dovuto durante una diretta social di alcuni giorni fa. E ieri il segretario di Forza Italia ha confermato che Fitto è «il miglior commissario possibile».

D'altra parte, l'indicazione dell'attuale ministro per gli Affari europei e il Pnrr pare ormai scontata. E Giorgia Meloni potrebbe comunicarla nel primo Consiglio dei ministri post pausa estiva (ma non serve un passaggio formale) o anche semplicemente nel vertice di maggioranza tra la premier e i due vicepremier che è in programma venerdì a ora di pranzo (e che sarà incentrato sulla legge di bilancio, un fronte che sta accendendo la maggioranza ben più dell'autonomia differenziata). E con la presentazione della candidatura italiana che in questo caso arriverebbe proprio nell'ultimo giorno utile (cioè il 30 agosto).

Un processo di selezione, quello con cui è alle prese Ursula von der Leyen, che si sta complicando soprattutto rispetto all'equilibrio sulla parità di genere su cui aveva molto puntato quella che è la prima presidente donna della Commissione Ue. I capi di Stato e di governo dei Ventisette, infatti, non hanno dato seguito alla richiesta di von der Leyen di indicare un uomo e una donna (e in effetti i Trattati prevedono che sia fatto un solo nome per Paese). Il risultato è che al momento due terzi dei Commissari dovrebbero essere uomini. Dovrebbero perché la loro candidatura deve comunque passare le forche caudine del Parlamento europeo e a Bruxelles c'è chi sostiene che la sproporzione potrebbe spingere a una maggiore rigidità durante l'esame dei candidati uomini. Si vocifera anche di un certo scetticismo verso la riconferma dell'ungherese Olivér Várhelyi, sia per gli attriti della scorsa legislatura che per l'approccio non propriamente europeista di Viktor Orbán. Anche se, va detto, sarebbe curioso che il Parlamento Ue decidesse oggi di bocciare un commissario che cinque anni fa aveva ritenuto idoneo.

Anche dopo l'indicazione formale di Fitto, la tempistica per la nomina sarà quindi temporalmente diluita. E arriverà certamente almeno fino a metà ottobre. Solo dopo il via libera ai singoli commissari e dopo il voto sull'intera Commissione da parte del Parlamento Ue (ma è a scrutino palese, quindi senza patemi) si aprirà la questione di chi prenderà le deleghe di Fitto (Affari europei, coesione e Pnrr). Insomma, di tempo ne manca non poco e la tempistica dell'indicazione al fotofinish del commissario italiano dice che difficilmente Palazzo Chigi chiuderà il dossier con largo anticipo. Anzi, potrebbe decidere di prendersi ancora qualche mese, fino a inizio 2025, soprattutto se a novembre dovessero esserci accelerazioni nelle vicende giudiziarie che coinvolgono il ministro del Turismo, Daniela Santanché.

Ma il vero tema spinoso in agenda è la legge di Bilancio.

Che potrebbe riproporre un nuovo braccio di ferro tra Tajani e Salvini. Con Meloni che sarebbe dell'idea di non appoggiare la cosiddetta «Quota» 41 proposta dalla Lega, mentre guarderebbe con favore all'aumento delle pensioni minime su cui spinge Forza Italia.

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