Ultima spiaggia Pd: spera nell'astensione per cercare l'exploit

Una bassa affluenza premierebbe i dem a scapito di 5s e centristi. Specie al Sud

Ultima spiaggia Pd: spera nell'astensione per cercare l'exploit
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Mostrarsi ottimisti è una tecnica di comunicazione che, in campagna elettorale, spesso funziona.

Il Pd la sta usando a piene mani, in questi ultimi giorni di vigilia pre-voto, con la convinzione di poter trovare un alleato decisivo nel fenomeno - assai vituperato a parole - dell'astensione. «Meno gente va a votare, più la nostra percentuale è destinata a crescere», dicono papale papale gli strateghi elettorali vicini alla leader. E non a caso ieri un quotidiano assai amichevole col Nazareno di Elly come Repubblica lanciava l'allarme: l'astensionismo «potrebbe diventare maggioranza assoluta» (complice anche la novità del voto di sabato), questo può spingere ad una «polarizzazione» tra i partiti maggiori: si vota più a Nord che a Sud, più in città che in provincia, più nelle Ztl che nelle periferie, più nelle basi militanti che nell'elettorato di opinione. E tutto questo può giocare a favore di Schlein, penalizzando i suoi competitor diretti: i 5s, che non hanno narrazioni munifiche con cui ipnotizzare gli aspiranti clientes nel Mezzogiorno («Al Sud la gente esce poco di casa», ha ammesso sconsolato il capogruppo contiano Patuanelli), la sinistra rossoverde e i centristi di Renzi e Calenda che sperano nella partecipazione per superare il quorum. Non a caso Matteo Renzi accusa Schlein e Meloni di «essere le prime ad alimentare l'astensionismo». «Una follia - accusa Lella Paita di Iv - è in gioco il destino della Ue e sperare nel non voto è irresponsabile. Ma non mi stupisce: del resto si sono candidate entrambe dicendo che non metteranno piede in Europa». Secondo il sondaggista Noto «Fdi e Pd sono i partiti su cui l'astensionismo impatta meno, perchè più ideologici».

Del resto, Elly Schlein ha puntato molto, nelle liste, sui tradizionali portatori di voti, come i sindaci. E anche la scelta un po' funerea di Schlein di tenere la manifestazione di chiusura della campagna elettorale nella piazza e sul palco del Berlinguer morente punta decisamente sulla nostalgia (per un leader che ancora nell'orwelliano 1984 si diceva orgogliosamente «comunista», non proprio il massimo della lucidità politica) di una base anziana, fedele e ortodossa che sull'espansione verso nuovi territori elettorali.

Ma il direttore dell'Istituto Cattaneo, Salvatore Vassallo, invita a prendere queste analisi con le pinze: «Non conosco le rilevazioni su cui si basa chi paventa un grande astensionismo, e si dice convinto che il fenomeno possa polarizzare il voto e premiare Pd e Fdi». Ma è un dibattito, spiega, che «contrasta con il trend registrato da Eurobarometro», ossia l'approfondito sondaggio sull'opinione pubblica europea realizzato due volte l'anno per la Commissione Ue: «L'ultimo, in primavera, segnalava invece una crescente propensione al voto, che in Italia sfiora il 70%».

Una propensione, dice Vassallo, «spinta dall'idea che, in tempi di forte destabilizzazione geopolitica e di conflitti, l'unità europea costituisca una garanzia e una protezione maggiore rispetto alla scarsa capacità di incidere dei singoli, piccoli Stati».

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